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Se concerti e messe sono via telefonino

 
Enrica Simonetti

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Enrica Simonetti

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Nell’Italia già contagiata dal virus dell’incultura, ci mancava pure il coronavirus: la musica, il teatro, la preghiera, a seconda dei gusti. Ora che spettacoli e messe rischiano di diventare adunate sediziose, si corre ai ripari

Lunedì 02 Marzo 2020, 14:43

Nell’Italia già contagiata dal virus dell’incultura, ci mancava pure il coronavirus, che semina il panico e fa ingiustamente annullare le poche cose che toccano davvero il cuore: la musica, il teatro, la preghiera, a seconda dei gusti. Ora che spettacoli e messe rischiano di diventare adunate sediziose, si corre ai ripari. La Fenice di Venezia, per esempio, ha lanciato concerti senza pubblico, ai quali si assiste in streaming, collegandosi col cellulare.

Come per le partite di calcio, come per il re dell’ironia Maurizio Crozza, che ha riportato l’altro giorno il suo monologo davanti a un pubblico di 500 seggiolini vuoti. Fuga dai cinema e corsa ai supermercati per rifornirsi: ma in quale era, dopo quanti virus, gli italiani diventeranno esseri pensanti, capaci di capire che se non frequenti un teatro ma fai la fila ad una cassa, hai un atteggiamento leggermente dissonante?

«Andate a teatro, non abbiate paura. I teatri sono luoghi poco frequentati», ha dileggiato acutamente il regista pugliese Antonio Minelli. Ha colto due problemi in uno: l’isolamento culturale e l’isolamento da virus, che rischiamo di creare una tempesta perfetta da noi al Sud, dove tutto purtroppo va un po’ più lento, nonostante le grandi potenzialità e il grande interesse che da un po’ di anni la gente mostra di risvegliare. Il sonno però è dietro l’angolo e sembra che il virus porti tra i suoi sintomi, oltre alla tosse, anche quella voglia di chiusura, di casa, di pigiamone e di vita on line che è già un topos drammatico dei nostri tempi.

In queste settimane sono saltati tanti eventi a Bari e in tutta la Puglia (il grande maestro Volodos ha cancellato la sua data al Petruzzelli per «motivi di salute»; non si sono tenuti congressi, fiere, presentazioni di libri); mentre tanti altri sono stati confermati e hanno avuto scarso pubblico; altri ancora si sono tenuti e la gente ci è andata senza problemi. Atteggiamenti schizofrenici di un mondo che non ha ancora un vaccino contro il virus dell’incoerenza. Ora che La Fenice avvisa i suoi mille melomani di ascoltare stasera Beethoven su Youtube, ora che la messa da alcune chiese va in onda in streaming, possiamo dirci sani? Certo, la decisione è per evitare il vuoto davanti a un quartetto d’archi, ma chiediamoci se è la stessa cosa e soprattutto se sia efficace la quarantena «a singhiozzo» di chi non va a teatro ma va in piscina, non va in chiesa ma va a comprare le mascherine. Quelle che si indossano sul viso e si alzano all’occasione, per rispondere al telefono. E dire: «Sto andando al calcetto». Contagiamoci con un po’ di intelligenza, se possibile.

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