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Coronavirus, la lettera: «Incredibile, congelati i neomedici»

 
Un gruppo di neomedici

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Un gruppo di neomedici

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Rinviato l’esame di stato per l’abilitazione alla professione medica “fino a data da destinarsi”. Ed è un problema

Venerdì 28 Febbraio 2020, 10:53

Come qualcuno forse sa (anche se non se ne sta parlando abbastanza) è stato rinviato l’esame di stato per l’abilitazione alla professione medica “fino a data da destinarsi”. Perché questo è un problema? Andiamo con ordine.
Come in qualsiasi altro campo, è necessaria l’abilitazione alla professione per poter esercitare la pratica medica. L’esame di stato, per i neo abilitati in medicina, consiste in un test a risposta multipla, diviso in due parti, le cui domande sono attinte da un database noto, che viene fornito dal Ministero di Università e Ricerca almeno 60 giorni prima della data presunta dell’esame. Un esame di stato che registra esito positivo in più del 99% dei casi.

A causa dell’emergenza Coronavirus, Lombardia e Veneto hanno chiuso le università per tutta la settimana corrente. Settimana durante la quale era prevista la somministrazione dell’esame. Sulla base del fatto che la prova va somministrata nello stesso in tutta la nazione, il Miur ha pensato bene di sospendere la prova. Fin qui nulla di sbagliato, se non fosse che “data da destinarsi” non è esattamente quello che giovani neo laureati, che aspettano l’esame di stato per poter entrare nel mondo del lavoro, si aspettano. Si aspettano, giustamente, delle certezze. Molti aspettano da giugno o luglio. Molti sono vincitori del concorso MMG, molti hanno bisogno dell’abilitazione per poter proseguire il loro corso di studi all’estero. Molti, ammettiamolo, avevano fatto dei progetti. Viaggi, corsi, nuove esperienze. Tutto questo, oggi, risulta congelato da un “fino a data da destinarsi”. Ed è facile capire come dei quasi professionisti, ma soprattutto delle persone, sia profondamente frustrate dalla situazione.

Le proposte fatte al Ministero sono state diverse. E’ stata proposta l’abilitazione d’ufficio. Valida opzione, in uno stato di emergenza sanitaria. Valida opzione, dato che significa avere medici abilitati pronti a scendere in campo nella suddetta situazione critica. Valida opzione, se si considera che dopo sei anni, infiniti tirocini pre laurea e tre mesi di tirocini post laurea, qualcosa questi neo laureati la sapranno anche fare. Valida opzione dicevamo. E in quanto tale, è stata bocciata senza possibilità di replica. D’altronde, siamo in Italia.
E’ stato proposto l’utilizzo del sistema SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale, ndr). Valido anch’esso, perché permetterebbe di svolgere la prova anche da casa, collegandosi alla piattaforma. Ad oggi, tutto tace al riguardo. Alcune associazioni hanno pensato di fare cosa buona e giusta chiedendo una proroga al termine ultimo per l’iscrizione alla prima sessione 2020, fissata per il prossimo 16 luglio. Mossa decisamente poco furba, perché lascia intendere come gli ormai ex abilitandi del 28 febbraio siano disposti ad attendere altri cinque mesi, mesi da dedicare al corso di formazione in medicina generale, alla preparazione per il concorso nazionale per le specializzazioni mediche, alla specializzazione all’estero, e perché no, mesi da dedicare, anche se solo in minima parte, a tutte quelle attività che fanno bene al corpo e alla mente che uno studente di medicina inevitabilmente mette da parte per concludere gli studi.

E in ultima posizione in questa lista, non per importanza, mesi da dedicare al lavoro. Guardie mediche, sostituzioni negli ambulatori di medicina generale. In Italia si parla molto spesso di carenza di medici (che in realtà è una carenza di medici specialisti, ma scegliamo di passare oltre). Qui ci sono migliaia di ragazzi che non aspettano altro. Ragazzi che non sono più studenti ma non sono ancora professionisti. Studenti che avevano fatto pace con l’idea che (tragicamente) l’ingresso in specializzazione non è poi così scontato, e che non si aspettavano di dover attraversare il Limbo anche solo per poter riuscire a fare quello che cui hanno studiato per anni.
Capiamo l’emergenza sanitaria, capiamo che è una situazione delicata. Capiamo tutto. Ma non ha più senso darci la possibilità di essere utili nel minor tempo possibile, proprio perché questa la definite una emergenza sanitaria? In sostanza, come recita l’hashtag lanciato sui social, #fateciabilitare.

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