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Molti nodi da sciogliere al vertice della ripartenza

 
Francesco Giorgino

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Francesco Giorgino

Governo

«Una ripartenza per tutti? Staremo a vedere»

Lunedì 10 Giugno 2019, 16:21

Lunedì scorso su questo giornale avevamo scritto che la strategia più utile per uscire in fretta dalla situazione di impasse in cui il «governo del cambiamento» si era cacciato nelle settimane scorse a causa di un tasso di conflittualità interno alla maggioranza superiore alla soglia di sopportazione prevedeva il compimento di tre passi. Il primo: il “faccia a faccia” tra i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per avviare un chiarimento personale, oltre che politico. Il secondo: la conferenza stampa di Giuseppe Conte per una chiamata alla corresponsabilità dei due vice premier rispetto all’azione complessiva dell’esecutivo e per individuare un metodo di lavoro in grado di assolvere anche alla funzione di merito. Il terzo: il vertice tra il Presidente del Consiglio e i leader dei due partiti firmatari del contratto di governo. Compiuti nei giorni scorsi i primi due passi, nelle prossime ore verrà completato questo percorso. Un percorso tanto utile a fini mediatici e di gestione del consenso elettorale, quanto necessario per una ripartenza in termini politici.

Usiamo il termine “ripartenza” e non quello di “continuità” proprio per enfatizzare l’esigenza di una frattura tra un “prima” ed un “dopo”, almeno se si vuol credere alla volontà di Lega e Cinque Stelle di onorare gli impegni assunti davanti agli elettori attraverso un’alleanza programmatica in grado di generare la percezione di una reale inversione di tendenza rispetto al passato. “Continuità” sarebbe stato, oltretutto, un sostantivo poco compatibile con il suo opposto. Ciò che serve, infatti, è una consistente dose di discontinuità non solo per scacciare nelle retrovie dell’agire politico (e persino di quello comunicativo) prassi negative frutto di litigi e rivendicazioni continue tipiche del clima da campagna elettorale permanente, ma anche per operare intorno a nuclei tematici nuovi, in linea con le aspettative dei cittadini e le reali necessità del Paese. E ciò a maggior ragione sapendo che le elezioni europee hanno ribaltato i rapporti di forza all’interno della maggioranza. Proviamo, dunque, ad immaginare cosa potrebbero dirsi i tre partecipanti al vertice.
Cominciamo con Conte che ha già espresso il suo pensiero davanti ai giornalisti una settimana fa, muovendosi su un crinale definito anche attraverso quell’interlocuzione fattiva con il Colle che egli porta avanti con determinazione fin dal suo insediamento. Il premier da un lato farà di tutto per puntellare l’immagine di un Presidente rispettoso del contratto di governo ed equidistante dai due partiti di maggioranza, dall’altro rivendicherà l’esigenza di un ampio coinvolgimento di Salvini e Di Maio per poter far leva su un mandato pieno. Condizione quest’ultima che Conte mira a consolidare anche in vista del negoziato che egli dovrà portare con Bruxelles per scongiurare la procedura d’infrazione per eccesso di debito ed evitare così una manovra correttiva. Da più parti si sottolinea che il premier coltivi il sospetto che l’insistenza di Salvini e la sponda data a quest’ultimo da Di Maio sui mini bot, nonostante il no di Giovanni Tria (no ribadito anche ieri) e di Mario Draghi, rappresenti un ostacolo a quello che negli ambienti della maggioranza viene definito “asse” tra Palazzo Chigi, via XX settembre, Quirinale e Bce. Il presidente del Consiglio vuole sentirsi ribadire dai leader di Lega e Cinque Stelle che hanno fiducia piena nel suo operato. Vuole ricevere l’investitura ad andare avanti e concordare con loro una nuova agenda o quanto meno aggiornare quella già esistente. Resta la grande incognita su quali saranno le risposte del premier rispetto alle richieste di un rimpasto della compagine governativa. Ed è qui che si inserisce il discorso relativo alle mosse che si presume vengano fatte da Salvini. Il vice premier leghista parlerà della proposta di pagare con i mini bot i debiti contratti dalla pubblica amministrazione con i cittadini (proposta contenuta nel contratto di governo). Insisterà sulla flat tax, rilancerà sul decreto crescita e soprattutto sul decreto sicurezza bis, che peraltro domani dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri.

Spazio dovrebbe esserci anche per la Tav ed il regionalismo differenziato. Egli chiederà a Conte di nominare prima possibile il Ministro degli Affari europei. Tre mesi fa la delega di Paolo Savona (nel frattempo approdato alla Consob) fu assunta dal Presidente del Consiglio. Situazione ritenuta in via Bellerio non più opportuna, visto che ci sono da prendere decisioni sulle nomine in Europa: Lega e Cinque Stelle vorrebbero un profilo più politico che tecnico. Non è questione di secondaria importanza questa, poiché la rivendicazione della delega agli Affari Europei da parte di Salvini dimostra la sua volontà di marcare un territorio finora affidato alla cura del solo premier e del Ministro dell’Economia. Probabile che Salvini, inoltre, chieda di rivedere anche alcune posizioni ministeriali. In definitiva, si tratta di capire come realizzare il rimpasto. I ministeri al centro della discussione sono quelli delle Infrastrutture e della Sanità, attualmente nelle mani dei Cinque Stelle. La questione si intreccia, evidentemente, con la vicenda che vede coinvolto il vice ministro Massimo Garavaglia, per il quale i vertici grillini hanno auspicato un’assoluzione. Importante è sottolineare che per avviare un rimpasto non c’è bisogno di ricorrere ad un voto di fiducia del Parlamento, essendo sufficiente che i ministri o i sottosegretari da sostituire rimettano il proprio mandato.

Veniamo ora ai passi che dovrebbero essere mossi da Di Maio. Il capo politico del Movimento sabato scorso ha incontrato Beppe Grillo per rafforzare la propria leadership e scongiurare il pericolo di altre situazioni imbarazzanti come quella verificatosi in occasione della festa del 2 giugno con le dichiarazioni del Presidente della Camera Roberto Fico su migranti e rom. Di Maio punta ad avere il sostegno di tutte le componenti del M5S e a rilanciare l’esecutivo, ponendo al centro dell’attenzione i temi più identitari per i Cinque Stelle, ma anche favorendo il ricambio di alcune figure. Si tratta di ministri, ma anche di sottosegretari che nelle prossime ore si sottoporranno ad un confronto con i parlamentari presenti nelle diverse Commissioni. Di Maio vuole capire chi ha fatto bene il proprio dovere e chi invece va sostituito. Riepilogando. Un cantiere è stato aperto dentro il partito con l’intento di favorire un maggiore radicamento territoriale del Movimento: l’addio al vincolo dei due mandati per i consiglieri comunali va in questa direzione. Un altro è stato aperto sul tema della stabilità del governo. Una ripartenza per tutti? Staremo a vedere. In fondo è ancora presto per dirlo.

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