Mesagne, la Cittadella della Ricerca (foto Matulli)
Antonio Portolano
09 Luglio 2018
C’è ancora speranza per Brindisi di diventare il centro più importante della ricerca europea sul fronte delle ricadute energetiche della fusione nucleare. Solo il primo di agosto si capirà se quel progetto tanto caro, tra gli altri, al consigliere regionale Fabiano Amati, tra i più fervidi sostenitori di «quell’aspirazione brindisina a partecipare al più grande sogno dell’umanità in campo energetico: riuscire a mettere il sole in una bottiglia», si potrà realizzare o meno. L’1 agosto, infatti, il Tar del Lazio si riunirà in udienza per discutere la domanda di sospensione presentata oltre che dalla Regione Puglia anche dalla Regione Abruzzo sull’aggiudicazione del bando Enea al sito di Frascati. Il verdetto dal sapore beffardo per il capoluogo messapico e la Cittadella della Ricerca candidata dalla Regione Puglia, per diventare la sede dell’esperimento Dtt (Divertor Tokamak Test) bandito dell’Enea, era arrivato ad aprile, quando il responso finale premiò il centro Enea della Casaccia a Frascati con soli 3,99 punti in più. Brindisi, nonostante l’onore delle armi si classificò seconda su nove strutture candidate, alle spalle di quel centro che è stato la culla della ricerca sull’energia nucleare in Italia, inclusa la fusione, con una sperimentazione già avanzata, dal valore riconosciuto a livello internazionale, ed è questo che probabilmente ha influito maggiormente sulla scelta finale del sito.
Il Divertor Tokamak Test (Dtt) nasce con l’obiettivo di costituire il punto di connessione tra i grandi progetti internazionali di fusione nucleare Iter e Demo (il reattore che dopo il 2050 dovrà produrre energia elettrica da fusione nucleare) per fornire risposte, scientifiche, tecniche e tecnologiche a problematiche di grande rilievo quali la gestione dei grandi flussi di potenza prodotti dal plasma combustibile e i materiali da usare come «contenitore» a prova di temperature elevatissime. Il Dtt è un cilindro ipertecnologico alto 10 metri con un raggio di 5, all’interno del quale sono confinati 33 metri cubi di plasma alla temperatura di 100 milioni di gradi, e con una intensità di corrente di 6 milioni di Ampere (pari alla corrente di sei milioni di lampade, e un carico termico sui materiali fino a 50 milioni di watt per metro quadrato (oltre due volte la potenza di un razzo al decollo). Il plasma lavora ad una temperatura di oltre 100 milioni di gradi, mentre i 26 chilometri di cavi superconduttori previsti dal progetto, in niobio e stagno, e gli altri 16 chilometri in niobio e titanio, sono mantenuti ad una temperatura costante di 269 °C sotto zero. Grazie a materiali superconduttori di ultima generazione realizzati dall’Enea in collaborazione con le aziende specializzate, il plasma all’interno di Dtt raggiunge una densità di energia confrontabile a quella del futuro reattore. La realizzazione del progetto a Brindisi potrebbe comportare ricadute importantissime non solo in termini meramente economici diretti ma sarebbe determinante per portare lavoro ad altissimo valore aggiunto e creazione di nuove opportunità ad esso connesse. Oltre ai 1.600 nuovi posti di lavoro previsti è stata stimata una ricaduta economica complessiva di 2.000 milioni di euro (su tutto il territorio nazionale). L’investimento complessivo per la costruzione del sito è stato stimato in complessivi 500 milioni di euro - spiegò la Giunta regionale - «ripartiti tra diversi attori istituzionali, al quale si aggiunge il costo della connessione alla rete elettrica nazionale». La grande scommessa per la ricerca italiana e per le aziende del settore e per altre imprese della Ue coinvolge circa 500 industrie italiane, che si sono aggiudicate il 60 per cento delle commesse europee (del valore di un miliardo di euro) per produrre la componentistica ad alta tecnologia richiesta, con una proiezione per i prossimi 5 anni anche di una mole dei contratti per altre centinaia di milioni di euro. A tutto questo aspira a candidarsi Brindisi, una candidatura sostenuta in maniera trasversale anche da diverse forze politiche nonostante i vari distinguo.
Non è un caso che la decisione finale ha provocato molte reazioni, dalla richiesta di accesso agli atti Enea partita dal presidente della Provincia Domenico Tanzarella (Partito Socialista), all’interrogazione parlamentare del deputato Mauro D’Attis (Forza Italia) al Ministro dello Sviluppo Economico sui criteri di valutazione delle proposte, alla mobilitazione dell’Avvocatura regionale dopo l’istruttoria condotta dalla I commissione consiliare presieduta da Fabiano Amati (Partito democratico) a sostegno della quale si schierò anche il consigliere del M5S brindisino Gianluca Bozzetti. Nel corso delle audizioni della I commissione alla presenza del direttore del dipartimento Sviluppo economico Domenico Laforgia e della coordinatrice dell’Avvocatura regionale Rossana Lanza emerse che la proposta di Brindisi aveva ottenuto lo stesso punteggio di Frascati sui requisiti essenziali, un punteggio maggiore sugli ulteriori elementi e il miglior punteggio sull’offerta economica. A pesare in negativo fu «il valore delle infrastrutture esistenti nella misura in cui risultano utili e disponibili a ridurre il costo dell’investimento». Il sogno di mettere il sole in una bottiglia a Brindisi è ancora alla portata, almeno fino all’uno agosto.
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