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Il cuore dell'industria: Brindisi polo del Mediterraneo centro-orientale

Brindisi fra le capitali industriali del Mediterraneo centro-orientale

Twitter: Eni

Il comparto manifatturiero ed energetico è forte. Le criticità ambientali e le risorse

Federico Pirro

07 Luglio 2018

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Brindisi si colloca ormai da anni fra le capitali industriali del Mediterraneo centro- orientale. Il comparto manifatturiero ed energetico del capoluogo, ma anche di Fasano, Ostuni, Francavilla Fontana e Mesagne dispone tuttora di una struttura fra le più forti dell’Adriatico, del Mezzogiorno e del Mediterraneo centro-orientale per dimensioni di impianti, numero di addetti, esportazioni, entità di investimenti, innovazioni tecnologiche. L’area cittadina non è segnata solo da criticità ambientali sulle quali comunque si è intervenuti da tempo e su cui si lavorerà con altri investimenti - già annunciati peraltro dalla Versalis - ma dovrà restare una piattaforma industriale di rilievo internazionale. Agli imponenti stabilimenti petrolchimici, energetici e dell’aerospazio si affiancano Pmi, spesso molto qualificate, in rapporti di subfornitura e cofornitura con le imprese maggiori.

Brindisi è fra le poche città del Sud con un elevato numero di fabbriche di grandi e medi gruppi esterni all’area, e cioè Eni (con Versalis, Enipower e Syndial), Enel (con la controllata Enel produzione), Jindal, LyondellBasell, Sanofi, Leonardo (con l’ex AgustaWestland), Avio-Aero, Ipem, Chemgas, Magnaghi-Salver, Dema, SRB, TI- Automotive, Mignini&Petrini, Pellegrini. Esse occupano fra diretti e indiretti circa 7.000 unità, con attività di ricerca in loro strutture o collaborando con gli Atenei di Bari e Lecce e i loro corsi di ingegneria e biotecnologie. La città industriale vanta primati spesso ignorati dall’opinione pubblica: a) e’ uno dei maggiori poli energetici del Paese per capacità di generazione, pari a poco più di 4.000 MW, dei quali 2.640 nella Centrale Federico II dell’Enel e 1.321 dell’Enipower. Ad essi bisogna aggiungere i 39 MW della SRB. Il comparto occupa circa 1.600 addetti, di cui 700 diretti e 900 indiretti. Nel settore anche la A2A, dismessa la centrale di Costa Morena, ha presentato un progetto per la produzione di energia con tecnologie avanzatissime. - quella dell’Enipower è la più potente in Italia fra le centrali della controllata dell’Eni; - la Federico II, a sua volta, con i suoi 2.640 MW, è con l’altra di Civitavecchia il sito di generazione dell’Enel con la maggiore capacità installata, anche se da tempo utilizzata solo in parte. E’ stata completata la costruzione di due dome che sono grandi coperture dei carbonili. b) Brindisi con la sua provincia, con circa 2.200 addetti all’industria aeronautica, è la 2° nel comparto nel Sud, dopo il Napoletano che ha siti più grandi, e supera in Puglia Grottaglie e Foggia.

La centrale elettrica di Cerano

Nel settore vi sono stabilimenti che, per processi e prodotti, sono di eccellenza nazionale. 2 c) il polo della chimica dell’area per volumi di produzione, addetti ed esportazioni - grazie soprattutto a Versalis, LyondellBasell, Jindal e Sanofi - spicca fra quelli affacciati sull’Adriatico a Porto Marghera, Ferrara e Ravenna, o presenti nel Sud come Priolo e Porto Torres. Il valore della produzione delle prime (per numero di occupati) 12 aziende dell’agglomerato industriale brindisino nel 2016 ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro, importo superato nel 2017, ma ancora in via di precisa quantificazione. Gli investimenti sono stati elevati negli ultimi anni. Basti pensare: a) ai 4 contratti di programma con la Regione Puglia della Sanofi, multinazionale farmaceutica francese; b) al contratto di programma della Avio, e a quello dell’ex AgustaWestland; c) a quello della Jindal, multinazionale indiana operante nella produzione di film in plastica per packaging. Sono stati realizzati anche investimenti non assistiti da incentivi pubblici dalla LyondellBasell e dall’Enel prima ricordati. L’export provinciale nel 2016 ha toccato 965 milioni di euro e si è collocato al 3° posto in Puglia, dopo quello di Bari e Taranto, con un’incidenza del 2,2% sul totale meridionale e dello 0,2 % sul nazionale.

La provincia nel 2016 ha esportato più di Val d’Aosta, Molise e Calabria. Dell’export, oltre la metà è costituita da sostanze e prodotti chimici: se aggiungiamo a tale voce gli articoli in gomma e materie plastiche, farmaceutica e prodotti petroliferi raffinati, le esportazioni dell’intero comparto sfiorano il 65% del totale. Le industrie, dunque, rendono Brindisi una “città del mondo” che dovrà potenziare l’apertura della sua economia. L’industria inoltre – includendovi quella in senso stretto e le costruzioni - raggiunge nel capoluogo un’incidenza di circa il 30% sul valore aggiunto totale, fra le più alte delle città pugliesi. Ma il manifatturiero è presente anche in Comuni della provincia con imprese rilevanti per il fatturato, soprattutto nell’agroalimentare - come la Pantaleo e la Lepore Mare a Fasano, la Soavegel a Francavilla Fontana, Le Cantine Due Palme e la Tormaresca nel settore vitivinicolo - nella meccanica come le Officine Tamborrino ad Ostuni, nel settore delle materie plastiche come la Telcom sempre ad Ostuni, e nei materiali per l’edilizia come la Minermix e la Prefabbricati Pugliesi.

Stabilimenti dell'Enipower

La Confindustria locale con il supporto tecnico dello scrivente - risistemando proposte, progetti e intuizioni imprenditoriali diffuse ormai da tempo nel territorio - ha presentato in una recente pubblicazione un ricco pacchetto di proposte non solo per consolidare il polo industriale del capoluogo e i comparti manifatturieri della provincia, ma anche per suggerirne diversificazioni nei settori energetico, aeronautico, impiantistico, agroalimentare e turistico. Fondamentali a tal fine sono i centri di ricerca come Cetma, Enea, Cnr, e dei corsi di laurea decentrati dagli Atenei di Bari e Lecce e la formazione secondaria di Istituti come il Maiorana. Brindisi inoltre dispone di un vasto scalo portuale raccordato alla ferrovia, di un grande aeroporto, di una zona industriale prospiciente il porto e collegamenti stradali e ferroviari con le province contermini che la rendono area cerniera fra la Puglia meridionale e centrale.

Il territorio insomma presenta risorse umane e materiali per consolidarsi come area produttiva del Mezzogiorno, dell’Adriatico e del Mediterraneo centro-orientale e perciò avrà bisogno anche di interventi organici di Governo e Regione e di un nuovo ruolo propulsivo delle Istituzioni locali.

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