Domenica 07 Settembre 2025 | 22:40

«Squali (tutti al mare)»: i Viito smascherano l'estate perfetta con un anti-tormentone disilluso, malinconico e sincero

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

«Squali (tutti al mare)»: i Viito smascherano l'estate perfetta con un anti-tormentone disilluso, malinconico e sincero

Beat leggeri e parole affilate, il duo racconta il lato nascosto delle vacanze, tra solitudine travestita da festa, desideri autentici e generazioni che nuotano tra gli squali del cinismo e dell’opportunismo

Venerdì 18 Luglio 2025, 06:30

Mentre le classifiche si affollano di ritornelli spensierati e ritmi da aperitivo, i Viito nuotano controcorrente con «Squali (tutti al mare)», il nuovo singolo del duo pubblicato per ADA/Warner Music che si presenta come l’esatto opposto di quello che ci si aspetta da una canzone estiva. Vito Dell'Erba, pugliese, e Giuseppe Zingaro, molisano, entrambi romani d'adozione, portano su beat leggeri e synth salmastri un testo tagliente, ironico e disilluso, che punta il dito contro l’estate delle maschere, delle foto perfette, delle emozioni usa e getta. E gli squali sono simboli di un mondo cinico e affamato, fatto di opportunismo, superficialità, narcisismo, con un desiderio che resiste: quello di trovare un contatto autentico, uno sguardo sincero, qualcosa che somigli davvero alla vita.

La canzone può essere definita un anti-tormentone estivo che punta il dito contro le facciate. Da cosa nasce questa voglia di scavare sotto la superficie?

«Scavare sotto la superficie e raccontare il mondo dal nostro punto di vista è la nostra vocazione da sempre. Volevamo essere parte di questa estate, raccontando nelle strofe pezzi di vita vissuta, rimanendo con leggerezza comunque un po’ outsider».

Nel brano dite che anche mentre «facciamo i pazzi sopra il lungomare», ci si sente un po’ persi. È così che vive l’estate una generazione disillusa?

«L’aneddoto sul lungomare è successo davvero! Si è avvicinato un energumeno che mi ha preso di mira e voleva fare a botte (Vito, ndr.). Gli ho sorriso e ho pensato che in fondo avesse solo bisogno di sentirsi un po’ meno solo per qualche minuto. A volte ci è capitato di sentirci persi, come pensiamo succeda a qualsiasi generazione. Forse la nostra ha l’aggravante di essere a metà strada tra due modalità di interpretare la vita: spirituale o tecnica, morale o cinica, collettiva o individuale. Riguardo le ansie, generazionali e non, l’estate a volte aiuta, altre volte peggiora le cose».

Chi sono oggi, secondo voi, gli «squali»? E come si sopravvive in un mare pieno di opportunismo e superficialità?

«Per noi gli squali sono quelli che cercano il profitto a tutti i costi anche passando sopra i rapporti umani. Spesso facendo questo mestiere, capita di nuotare tra gli squali e siamo sicuri che molti nostri colleghi abbiano la stessa sensazione. Poi questo concetto, purtroppo, si può applicare un po’ a tutti i settori. Si sopravvive seguendo il proprio istinto naturale e profondo».

Il vostro stile alterna sarcasmo, romanticismo e malinconia. Come riuscite a tenere in equilibrio questi registri così diversi?

«Non so se siamo così in equilibrio ma sicuramente è un nostro modo di approcciarci alla vita. Il nostro modo di scrivere è un riflesso automatico di come parliamo, come pensiamo. Infatti per noi una canzone non è bella solo quando è orecchiabile o riuscita dal punto di vista tecnico; diventa interessante quando trasmette una verità, quando ha gli stessi toni che abbiamo nella vita di tutti i giorni».

Nel giro di pochi anni siete passati dal successo virale ai grandi palchi, a Sanremo come autori e ospiti. Cosa vi portate dietro di quel percorso e c'è qualcosa che invece avete deciso di lasciare indietro?

«Ci portiamo dietro tutte le esperienze che abbiamo fatto, dalle più belle alle più difficili. Ci portiamo dietro le persone che abbiamo conosciuto e che sono rimaste con noi o che ci hanno donato qualcosa di positivo. Lasciamo indietro le persone che non ci hanno capito, le persone che hanno deciso di prendere altre strade. In ogni caso ringraziamo tutti perché ognuno di loro è stato un incontro utile ad essere qui dove siamo, con una consapevolezza nuova e tanta voglia di fare la nostra musica con amore».

Vito è pugliese, Giuseppe molisano: che tracce delle vostre radici si sentono nella vostra musica?

«La spontaneità del linguaggio, l’autenticità dei contenuti, la voglia di essere semplici, diretti e coinvolgere chi ci ascolta, specialmente dal vivo. Tutto ciò ha sicuramente radici nei posti in cui siamo nati, piccoli paesi di provincia che secondo noi sono una scuola ottima per quanto riguarda una certa voglia di evasione».

Se poteste lanciare un messaggio alla «generazione degli squali», quale sarebbe? E alla vostra comunità di ascoltatori, invece?

«Ringraziamo anche gli squali. In fondo ci hanno dato lo spunto per scrivere questa canzone, no? Alla nostra comunità di ascoltatori diciamo un grazie ancora più grande. È stupendo, e mai scontato, continuare a nuotare insieme a loro con il sorriso sul volto, nonostante tutto».

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