«Go Gianni, Go!»: l’invito è ad andare avanti, ma Morandi è talmente instancabile che sembra non averne bisogno. L’espressione dà il titolo al tour che martedì 28 marzo fa tappa al PalaFlorio di Bari, a poche settimane dall’uscita del disco Evviva!, che porta la firma dell'amico Jovanotti. Il tour, prodotto da Trident Music, con una scaletta che mescola nuovi brani con i grandi classici del suo immenso repertorio, vede sul palco insieme a Gianni il maestro Luca Colombo e una band di 13 elementi: Michele Quaini alle chitarre, Ricky Quagliato alla batteria, Ambrogio Frigerio al trombone, Paola Zadra al basso, Maurizio Campo al pianoforte, Michele Lombardi alle tastiere, Camilla Rolando alla tromba, Nicholas Lecchi al sax, Daniele Leucci alle percussioni, Silvia Olari, Roberto Tiranti e Alessandra Kidra ai cori.
Morandi, tornare a cantare davanti al pubblico dei palazzetti: come sta andando?
«Un’esperienza sorprendente: fisicamente è una bella sfida, a 78 anni, ma regala tanta gioia. Le prime date sono state di rodaggio, ogni sera un piccolo esame, ma il pubblico non va via prima della fine, allora va bene così».
Bari e la Puglia la apprezzano da decenni: qualche episodio legato alle trasferte nella nostra regione?
«Torniamo negli Anni ‘60, quando venni per la prima volta. Tutto era più amatoriale, si dava importanza al contatto umano più che allo show in sé: arrivavi al locale, cantavi due o tre canzoni, poi ci si spostava per chiacchiere, autografi, altri brani a richiesta. Non c'erano selfie, le macchine fotografiche erano rarissime: un mondo più ingenuo, ma ho memorie molto belle. Ero un dilettante, mi spostavo con un pianista di Bologna, trovavamo un gruppo che suonasse con noi e il pomeriggio si provavano quelle due canzoni che avevo in repertorio, Andavo a 100 all’ora e Fatti mandare dalla mamma. Solo abbracci e musica».
Oggi è ben diverso, viene spontaneo chiederle se è a conoscenza della posizione di Bob Dylan che farà una serie di concerti in Italia in cui i cellulari saranno banditi. Che ne pensa?
«Un po’ lo capisco. È straniante, soprattutto per chi ha la mia età, entrare in scena e vedere un tappeto di telefonini e l'attenzione del pubblico catalizzata sullo schermo, invece che a osservare il cantante dal vivo. Oggi però funziona così, i contenuti vanno postati, si fanno le videochiamate in diretta con chi è rimasto a casa. E allora si sceglie il compromesso: quando canto Occhi di ragazza sono io a invitare gli spettatori a filmare, pubblicare...».
Come si costruisce una scaletta che accontenti tutti, con un repertorio così vasto?
«Ci sono canzoni abbastanza obbligate, non potrei omettere Fatti mandare dalla mamma, la gente rimarrebbe male. Però c'è un momento dello spettacolo, diviso ipoteticamente in “oggi”, “ieri” e “l’altro ieri”, in cui prendo la chitarra e accenno qualcosa in acustico, andando a pescare a ritroso. Poi per quanto riguarda gli arrangiamenti, specie sui vecchi brani, non si possono stravolgere, altrimenti l'ascoltatore non si ritrova: per questo tour abbiamo lavorato su sonorità attuali, fresche, è una buona mediazione».
È vero che è anche un po’ «colpa» della Puglia se lei ha avuto tanto successo sui social?
«È vero: il “capo” del mio fan club “MorandiMania”, Ketty Antonacci, è una ragazza di Bari, che 12 anni fa mi ha quasi costretto ad aprire il profilo su Instagram per avere maggior contatto con chi mi segue. Il resto è storia. Da allora ogni volta che torno in Puglia ci ripenso. E ovviamente non vedo l'ora di mangiare la vostra focaccia...».