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«Bases»: il sassofonista Giovanni Chirico ritorna alle sue «radici» con un album ricco di influenze

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

«Bases»: il sassofonista Giovanni Chirico ritorna alle sue «radici» con un album ricco di influenze

Il 29enne racconta il suo disco crossover, in cui convivono jazz, funk, rock, techno e musiche tradizionali del Mediterraneo

Sabato 22 Febbraio 2020, 10:38

Partire dalle sue "basi" intese come "radici", geografiche (viene da Sammichele Salentino, nel Brindisino), e musicali: è questo l'intento di Giovanni Chirico, sassofonista 29enne, che ha pubblicato l'album di esordio, "Bases", un disco crossover in sei tracce che fondono senza soluzione di continuità generi diversi, dal jazz al funk, al rock, alla techno, alle musiche tradizionali del Mediterraneo. Ci siamo fatti raccontare tutto su questo progetto.

Dopo anni di collaborazioni (per citarne alcune: le salentine Bandadriatica e GirodiBanda, l’italo-francese Les Trois Lézards e Alex’s Hand), da cosa è nata l'esigenza di pubblicare un prodotto tuo?

«Ho dovuto lottare abbastanza per fare il musicista. A un certo punto ero in Francia per una residenza artistica, e il mio "boss" mi ha proposto di fare qualcosa da solo. Non lo ritenevo possibile, ma si è accesa una miccia, e a Berlino è nata l'idea del disco, in cui ho voluto riassumere la storia del mio percorso musicale e di vita»

Il titolo, "Bases", riporta anche alle tue basi salentine

«È una sorta di partenza da quelle basi da cui mi volevo allontanare perché fonte di problemi, ma ho deciso di sfidarle, e ripartire dal posto in cui sono stato più debole. Però con una cognizione di causa maggiore, so chi sono, ho la consapevolezza di essere un musicista, una persona che ha un posto nella società»

Ti senti fortunato a essere un musicista nel Salento?

«Fortunato è dir poco, considerando anche le testimonianze dei vari musicisti che ho conosciuto altrove. Al momento in Italia non c'è un posto migliore per una persona che vuole esprimersi. Oggi vivo a Lecce, si respira un'aria di comunità e interesse nei confronti di quello che si fa. Accanto a me, poi, c'è tanta gente che fa lavori bellissimi, questa cosa mi rende felice»

Quali influenze hai racchiuso in quest'album?

«Tantissime. Sono partito da ciò che mi piaceva, alcune cose ufficialmente, altre in segreto. Vivere in paese ti fa cogliere usanze diverse rispetto alla città. La domenica mattina, il ragazzetto neopatentato con l'auto e lo stereo a palla, che trasmette cose talmente inascoltabili che finiscono per piacerti... è un "brutto che si trasforma in bello", e questa cosa l'ho inserita nel disco, con qualche licenza poetica. A Berlino ho scoperto l'elettronica, ho fatto serate nei club, ho ascoltato tanta techno. Da ragazzino mi interessava anche la world music, suonavo il tamburello e cantavo la pizzica; ho ripreso questa sfaccettatura interessandomi alle culture al di là del Mediterraneo, con riferimento al mondo arabo, nord Africa, Medioriente...»

Che feedback stai avendo da quest'album?

«Non me l'aspettavo, ma finora molto positivi. Qualcuno ha parlato di 'verità', cosa che mi è piaciuta parecchio. È stato bello poi vedere che in tutti i posti in cui ho suonato finora, la gente era in piedi a ballare, a divertirsi, si sentiva libera, anche dove solitamente si resta seduti ad ascoltare. Mi piace questo coinvolgimento»

Progetti imminenti?

«Al momento sto lavorando per un tour che partirà a metà marzo, porto la mia musica fuori dai confini pugliesi: sarò, tra l'altro, a Firenze, Milano, Torino, in posti più conosciuti, ma anche in posti di cui mi piace l'impronta. A Milano ad esempio suono al Mare Culturale Urbano, molto vicino al discorso delle periferie, concetto a cui mi sento particolarmente affine»

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