BARLETTA - Un dolore lancinante. Parenti, amici, semplici conoscenti fanno ancora fatica a credere che Michele, Giovanni e Pasquale non ci siano più, le loro giovani vite spezzate all’alba di mercoledì 15 luglio a bordo di una maledetta bici elettrica nel tratto iniziale della statale 170 che da Barletta porta ad Andria.
Ieri pomeriggio, alle 17, sono stati celebrati i funerali dei tre amici. Esequie separate, in ossequio alle norme anti Coronavirus. L’ultimo saluto a Michele Chiarulli, 19 anni, è stato dato nella chiesa di San Benedetto. L’addio a Giovanni Pinto, 17 anni, nella chiesa di San Nicola. Il commiato a Pasquale Simone, nella chiesa del Crocifisso.
LA SPERANZA CRISTIANA «È una situazione dolorosa che sta sconvolgendo l’intera città - ha detto il parroco di San Benedetto, don Angelo Dipasquale, durante l’omelia -. Ma non bisogna fermarsi qui. Non si vogliono aggiungere lacrime a lacrime. Parlare ora di resurrezione può sembrare consolatorio, ma è il punto di forza della speranza cristiana, senza la quale regna il buio totale».
E don Giuseppe Cavaliere, che ha celebrato il funerale nella chiesa di San Nicola: «In questi giorni tanto e troppo si è detto. Di fronte alla morte, specie di giovani vite, si resta in silenzio perché solo il silenzio cede il passo alla preghiera. Piuttosto chiediamoci tutti: dalla morte di questi ragazzi possiamo imparare qualcosa? Non solo possiamo ma dobbiamo. Quanto accaduto richiama un tema che al contempo è un’emergenza educativa. Nessuno di noi ha ricette o soluzioni infallibili. Ma la strada giusta e forse quella più efficace è creare alleanze, tra famiglia-scuola-chiesa, per farci trovare sempre accanto ai nostri ragazzi e per essere più incisivi nella loro vita. L’individualismo genera chiusura, a volte anche vergogna di chiedere aiuto. Da soli non si va da nessuna parte».
IL SILENZIO «Ora è il momento del solenzio, quanto è accaduto ha sconvolto tutti - ha sottolineato don Pino Paolillo, durante i funerali celebrati nella parrocchia del Crocifisso -. È come se una spada mi avesse squarciato il cuore, quando mi sono reso conto che tre adolescenti, tre ragazzi pieni di vita e di speranze non ci sono più. Pare ci sia un modo laico di pregare: se c’è, lo si usi. “Si è chiuso il cerchio”, mi ha detto la mamma di Pasquale. Mi ha ricordato che l’ho battezzato e ora celebro per lui la liturgia della speranza cristiana, l’affidamento a Dio di un’anima immortale, l’affidamento alla Mamma di Gesù. Mi sono fermato davanti a uno dei segni che Gesù ci ha lasciato, la resurrezione di Lazzaro, perché neppure una lacrima di quelle versate oggi andrà perduta».
IL SINDACO Il sindaco Cosimo Cannito ha voluto portare il suo commiato nelle tre cerimonie funebri: «Non ci sono parole - ha ripetuto - per esprimere il sentimento di dolore per la morte dei tre ragazzi nell’incidente avvenuto sulla statale 170. Ai loro familiari, che stanno vivendo una tragedia immane, giunga il cordoglio mio personale e di tutta la città di Barletta».
LA LETTERA DAL CARCERE - Ieri è stata giornata di lutto cittadino. Al lutto si sono voluti associare i detenuti del carcere di Trani, che hanno diffuso una lettera «in memoria di Pasquale, Gianni e Michele», attraverso il cappellano, don Raffaele Sarno: «Noi detenuti del carcere di Trani, non abbiamo parole per esprimere il sentimento di dolore per la morte dei tre ragazzi. Quel mercoledì mattina alla prima luce dell’alba quando, ancora assonnati, lo sgomento oscurò i nostri cuori. Qui dentro, dove la tristezza è la normalità, mai avremmo voluto ricevere una funesta notizia di tre giovani vite spezzate. Il nostro pensiero fu subito rivolto alle loro famiglie, ai loro genitori».
E poi: «Non sapevamo ancora che il papà di uno di loro era qui insieme a noi; questo papà non sapeva che una delle vittime era suo figlio. Purtroppo, la tragica notizia non tardò nel raggiungerlo; nello stesso istante abbiamo visto quel papà annullarsi psicologicamente e fisicamente: il dolore, gli strazi del cuore, abbiamo immaginato la stessa scena dei genitori degli altri due ragazzi».
«Tanti di noi - proseguono i detenuti - sono papà e tutti ci siamo sentiti genitori, papà, mamme, fratelli, sorelle, nonni, sì perché in tanti siamo anche nonni. Questo ci ha portato a stringerci ancora di più a quel papà vicino e alle famiglie dei tre ragazzi. Per questo vogliamo dire ai loro coetanei: ragazzi, state attenti, perché a quell’età ci si sente forti, non si fa attenzione; si è imprudenti, ma poi il dolore è grande di fronte a simili tragedie. Esprimiamo il nostro sentimento di vicinanza alle famiglie di Pasquale, di Gianni e di Michele. Infine, il nostro ringraziamento va al comandante, al Direttore, a tutti gli operatori e alla Polizia Penitenziaria del carcere di trani, che si sono stretti intorno al dolore del papà di Pasquale, assicurandogli tutto il conforto necessario. Da noi detenuti, un solo grido: ciao ragazzi. sarete sempre nei nostri cuori». Il papà di Pasquale ieri ha potuto partecipare allo straziante addio al figlio.
NOTA STONATA - Fra tanto composto dolore, una nota stonata: nei giorni scorsi, nel parco di viale Leonardo da Vinci, il cantante neomelodico Andrea Zeta, al secolo Filippo Zuccaro, è stato invitato a cantare per ricordare le tre vittime dell’incidente davanti a molti giovanissimi. Zeta-Zuccaro è figlio di Maurizio, boss ergastolano del clan Santapaola-Ercolano di Catania, alle cui vicende lo stesso cantante non è estraneo. Era proprio necessario tutto questo?
(foto Calvaresi)