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Nicola Simonetti
22 Giugno 2018
Ricerca medica ferma a vecchi schemi obsoleti e batteri che stupiscono per la loro ‘ingegnosità’ e incredibile capacità di adattamento, resilienza, metodiche sempre innovate di aggressione. Ambedue caratterizzano la crisi drammatica dell’era antibiotica, le difficoltà sempre crescenti, per il clinico, a curare malattie vecchie e nuove senza poter disporre di molecole antibiotiche e antifungine innovative.
Gli incentivi economici hanno avuto l’effetto di stimolare le piccole industrie ad investire in ricerca e sviluppo di nuove molecole.
Alla progressiva perdita di efficacia delle vecchie, che hanno vissuto un boom dal 2000 al 2010 e ora stagnano, si propongono all’orizzonte nuovi farmaci.
Ma, la maggior parte di questi, purtroppo, si basa su meccanismi d’azione ormai obsoleti che l’ingegnosità, appunto, dei microbi e dintorni conosce a memoria.
Vittima preferita di questa situazione è il malato immunodepresso, quello, cioè, che ha “perduto” le proprie capacità di difesa, divenendo il “Re nudo” della situazione nella quale le terapie antibiotica ed antifungina fanno flop.ù
“Il paziente immunodepresso - dice Claudio Viscoli, infettivologo università, Genova e presidente Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA) può essere colpito da importanti infezioni. In particolare ne sono vittime il paziente trapiantato, il paziente con malattie ematologiche, quello in trattamento con farmaci biologici e il paziente affetto da cirrosi.
Le vaccinazioni rappresentano un importante e mai smentito argine preventivo a questa deriva terapeutica.
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