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Michele Pacciano
20 Giugno 2020
Forse ad una persona con disabilità, non interessa discutere dei massimi sistemi, discettare in astratto di diritti conquistati o negati, piuttosto, quello contro cui lottare, è una pedana che non c'è, magari quando vai al barbiere, e da solo non ci puoi entrare, oppure un frigorifero che non si apre, quando tu sei solo in casa; e hai sete.
Non si può discutere di disabilità, con la testa di un normodotato, ci sarà sempre un particolare, una piccola cosa, che non hai considerato e che rischia di rivelarsi, invece, fondamentale.
Ogni handicap è un microcosmo a sé, forse non un mondo a parte, ma un'isola nella corrente certamente sì.
La tecnologia, può aiutarci molto, ma il primo aiuto, come ci insegna Alex Zanardi, che adesso lotta tra la vita e la morte dopo essere stato un simbolo per tutti noi, deve venire da dentro, dalla capacità di vedere quello che abbiamo e non quello che abbiamo perduto.
La lotta è sempre quotidiana, dove un normodotato vede un pericolo, una persona con disabilità vede una sfida.
Speriamo che per Alex Zanardi questa non sia l'ultima, ma la terza di una serie di sfide vinte. Dicendo altro, si rischierebbe di fare retorica, nel mondo della disabilità anche questo è molto facile.
Ad Alex, credo, non piacerebbe.
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