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Auguro un «buon» per ogni giorno

 
Gianni Ciardo

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Gianni Ciardo

Auguro un «buon» per ogni giorno

Buongiorno! Oggi è lunedì! Mi accorgo della giornata e distinguo il lunedì dagli altri giorni, perché i barbieri sono chiusi. Ogni giorno ha una sua caratteristica

Lunedì 18 Novembre 2024, 09:41

Buongiorno! Oggi è lunedì! Mi accorgo della giornata e distinguo il lunedì dagli altri giorni, perché i barbieri sono chiusi. Ogni giorno ha una sua caratteristica.

Il martedì, ad esempio, è il secondo giorno della settimana. Poi c’è il mercoledì, il giovedì, il venerdì e sabato e infine la domenica. Ecco, questi sono i giorni di una settimana.

La cosa che mi viene in mente è che leggendo su Facebook, trovo che molti scrivono qualcosa per ogni giorno. Qualcuno ad esempio dice «buon lunedì», qualcun altro «buon martedì», qualcun altro ancora «buon mercoledì», oppure, senza badare a spese, «ciao mondo!»

Io vorrei salutare costui che augura a tutti un «buon» per ogni giorno.

E così, tutto è risolto, problemi non ce ne sono più, tantomeno malattie, e men che mai il condominio, le tasse, la macchina che non parte per colpa della batteria scarica, senza parlare delle pensioni ribassate, delle persone che si sposano e di quelle che si lasciano e tanti altri problemi. Tutto è risolto grazie a quel “buon” per ogni giorno. Molti problemi si possono invece risolvere credendo di essere qualcun altro o qualcun’altra.

Mia sorella crede di essere Elena di Troia. Quando riceve un regalo lo controlla e guarda dentro come fosse il cavallo di legno.

Addirittura, se compra un paio di scarpe, controlla l’interno con una torcia elettrica e grida: “c’è qualcuno dentro? Esci di là cretino! A chi vuoi fregare?”

Per fortuna posso dire di non avere sorelle così, anzi sono pure figlio unico! Vero è che non c’è da fidarsi di nessuno.

Ricordo che nel 1956 arrivò a casa la televisione, c’era Mike Bongiorno con «Lascia o raddoppia» e io andai a curiosare dietro il televisore per diffidenza!

Io non cambio e non cambierò mai. È un po’ come una mutanda. Le mutande rimangono mutande anche dopo il cambio!

Veniamo a noi. A noi chi? Oddio ci tengo a distinguere il «noi» dal «noi»!

Non si può fare di tutta erba un fascio. Il Fascio non c’è più, l’erba invece è rimasta!

C’era una filastrocca un tempo che diceva così: «Maria che stai facendo? Don dindondella? Io sto cogliendo l’erba Dondindondella. Dell’erba che ne fai? Te la fumi? Dondindondella».

È la solita canzone! Comunque, le canzoni sono tutte belle. Ce ne sono alcune che servono per mandare messaggi e aiutano chi non riesce a comunicare di persona. E ci sono poi canzoni che sono un quiz.

«Che ne sai tu di un campo di grano? Che ne sai della nostra ferrovia? Che ne sai di un bambino appena nato?»

Lucio Battisti era uno curioso.

Luigi Tenco scrisse: «Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare». Oggi non è più così; oggi ci sono le e-mail, c’è WhatsApp, i social, c’è talmente tanto da fare che non si riesce più a innamorarsi.

Ci fu Rita Pavone che cantò «Cuore» scritta dal professor Fersini Marinacci della Patologia chirurgica del Policlinico di Bari. Sono ricordi! Non possiamo dimenticarli. Ognuno di noi ne ha uno.

«Fiori bianchi per te» mi ricorda Gino il fioraio di via Garruba che con le donne andava sempre in bianco!

«Ho scritto t’amo sulla sabbia» mi ricorda Orlando il bagnino di Torre canne. Chiedo scusa, mi ritrovo da un momento all’altro a cambiare argomento. Ma che ci posso fare? Io ho molte idee ma ben confuse!

E su quest’ultima cosa posso dire, visto che ci sono, che non devo chiedere scusa a nessuno. Avendo il passaporto della libertà proprio non devo farlo.

La cosa più bella che mi distingue dagli altri sono gli sbagli, i quali mi hanno fatto diventare quello che sono, compresa l’invidia di chi è stato sempre ligio all’ipocrisia! «Ciao mondo!».

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Gianni Ciardo

Ciarderie

Biografia:

Che ci fa Gianni Ciardo sulle pagine Gazzetta? È presto detto. Il noto comico di Bari ogni lunedì scrive sul nostro quotidiano i suoi pensieri in libertà. Ecco a voi le «Ciarderie» commenti semi seri su attualità, cultura e dintorni con la solita verve che contraddistingue l'attore che della baresità è il porta bandiera.

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