Da 14 a 10 anni di reclusione. Sconto di pena per il 31enne Francesco Assunto, riconosciuto colpevole anche in secondo grado per omicidio volontario, anche se i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche, circostanza che ha portato a una condanna inferiore. Si può riassumere così il dispositivo della sentenza emessa nei giorni scorsi dalla Corte d’assise d’appello di Bari al termine del processo di secondo grado celebrato con rito abbreviato (rito alternativo che prevede una pena ridotta in caso di condanna) sull’omicidio di Giovanni Palazzoto morto all’alba del 20 novembre 2022 al termine di una lite fuori da un bar di Bitritto.
Stando a quanto è emerso al termine del processo di primo grado, Palazzotto era giunto a notte fonda nella piazza, alle 4.56, barcollando, urlando frasi incomprensibili e tirando calci al distributore automatico di una tabaccheria. Poi era entrato in un bar, dando calci e pugni agli arredi, per poi dirigersi verso il Coffee Time di Assunto. Da questo momento, sono le 5.17, è tutto documentato dalle telecamere. Assunto esce dal bar per impedirgli di entrare, Palazzotto si appende alla maniglia della porta di ingresso e inizia a dare calci, testate e spallate alla vetrina, «letteralmente fuori di sé» lo descrivono i testimoni oculari.
La vittima urla «aiuto», «emettendo versi animaleschi, urla selvagge». Un minuto dopo, sono le 5.18, Assunto atterra Palazzotto con forza e, «dopo averlo colpito nella parte superiore del corpo con sei violenti pugni, si posiziona con le ginocchia sulla parte dorsale della gabbia toracica e lo spinge anche con le mani per tenerlo fermo, mantenendo tale posizione per alcuni minuti», si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado emessa dal gup del Tribunale di Bari Giuseppe Montemurro. L’ultimo movimento di Palazzotto è documentato dalle telecamere alle 5.26, mentre la respirazione si ferma alle 5.30. L’imputato, però, non lasciava ancora la presa, continuando a stargli addosso, nonostante l’esortazione dei passanti.
L’autopsia ha stabilito che il decesso di Palazzotto è stato determinato da una «asfissia acuta meccanica e violenta», causata dalla «compressione prolungata del mantice respiratorio», ritenendo l’abuso di droga e alcol - acclarate dagli esami tossicologici - concause del decesso, ma non certo cause determinanti. Se in primo grado il giudice non ha ritenuto ci fossero le condizioni per riconoscere alcuna attenuante, i giudici di appello sul punto sono stati di diverso avviso.
Nel resto confermata la sentenza di primo grado, in particolare sul riconoscimento della provvisionale a favore delle parti civili, il padre, la sorella e la compagna della vittima, assistite dall’avvocato Luca Colaiacomo.















