Quali valori guidano le tue scelte e i tuoi comportamenti? Come scegliamo, come decidiamo? Qual è la bussola del nostro comportamento?
“Gatto del Cheshire,” chiese Alice. “Mi diresti per favore, che strada devo prendere per andarmene da qui?” “Dipende molto da dove vuoi andare,” disse il Gatto. “Non mi importa molto il dove,” disse Alice. “Allora non importa quale strada prendi,” disse il Gatto. Charles "Lewis Carroll" Dodgson
Ethos è un termine greco che può significare "disposizione" e da qui "carattere" o "temperamento". Dalla stessa radice greca deriva il termine ethikos che significa "teoria del vivere", ricerca di ciò che è bene per l'uomo, di ciò che è giusto fare o non fare, da cui il termine moderno etica.
Alcuni studiosi hanno affrontato il tema dei valori, affermando che i valori in psicologia sono descritti come dei riferimenti ideali che guidano la vita di ogni persona indicando il fine dell’attività umana (Rokeach, 1973).
Sempre vicina a questa visione, quella di Schwartz, che descrive i valori come rappresentazioni cognitive di tre diversi tipi di necessità: i bisogni (Maslow), le comunità di pratiche che consentono gli scambi interpersonali e gli obblighi socio-istituzionali che garantiscono alla società il bene comune e la sopravvivenza. I valori quindi sono: “una credenza o convinzione riguardanti obiettivi desiderabili o modalità di comportamento, che trascende le situazioni specifiche e guida le persone nella selezione e nella valutazione degli eventi”. (Schwartz, 1994).
Rokeach (1973) è il primo studioso a differenziare i valori in due categorie: terminali e strumentali. I valori terminali, più importanti, sono mete generali dell’esistenza mentre quelli strumentali rappresentano invece dei mezzi per raggiungere i valori terminali. Per esempio “essere ambizioso” è un valore strumentale al valore terminale “avere successo”.
In questa situazione capiamo perché a volte, pur avendo un valore universale come ad es. la pace, ci troviamo a vivere ed alimentare situazioni conflittuali.
Come muoverci allora? Possiamo allineare la méta finale delle nostre scelte con i modi che mettiamo in campo per raggiungerla. La visione, con la strategia (mission), ovvero i modi di attuarla.
Abbiamo necessità di fissare degli indicatori e dei criteri di osservazione e di misurabilità delle nostre azioni perché ci sia congruenza tra la nostra teoria del vivere, l’etica, ciò che è giusto fare o non fare per noi e per gli altri e ciò che facciamo in concreto.
Una domanda che possiamo porci è: Quali sono i comportamenti che esprimono questi valori? In che modo, con quali regole, modi, azioni lo sto facendo?
Possiamo provare a dirigere le nostre esperienze verso scelte etiche, buone, mantenendo in equilibrio, ciò che è bene e giusto fare, rispetto ai nostri valori guida, la visione e la strategia di azione, orientati al bene personale e comune. Ad esempio, se scelgo di creare coesione nel gruppo di lavoro (= valore méta finale).
Azione a. Creo un sistema di sanzioni rigide con chi non si adegua a relazioni collaborative, richiamando verbalmente con modi aggressivi chi non si adegua (= strategia contraria al valore méta finale).
Azione b. Osservo e creo indicatori di clima, con la richiesta di feedback e riunioni di confronto (= strategia allineata al valore méta finale), offro feedback verbali e non verbali costruttivi, apprezzamenti, incentivi, premialità.
Uno strumento utile che ci aiuta a riflettere è quello dei quattro tipi o classi di esperienze (Dale Carnegie, 1888-1955) classificabili attraverso questo schema:
1°.Mi fa stare bene, è bene per me, è bene per altri, è bene in assoluto.
2°.Mi fa stare male, è bene per me, è bene per gli altri, è bene in assoluto.
3°.Mi fa stare bene, non è bene per me, non è bene per altri, non è bene in assoluto.
4°.Non mi fa stare bene, non è bene per me, non è bene per altri, non è bene in assoluto.
Le nostre esperienze sono un vissuto che influenza il contesto in cui viviamo e che ha ripercussioni su noi stessi, sugli altri, sull’ambiente che ci circonda e che ci permette di sentirci bene o male.
La 1°classe di esperienze riguarda le esperienze che facciamo con piacere e senza sforzo. Ad esempio ascoltare, ci arricchiamo e ci appaga, aumentando il legame interpersonale, fa bene ad altri perché offre l’opportunità di una conoscenza e condivisione, è utile in assoluto poiché rende più socievoli e contribuisce ad un clima positivo e inclusivo nei contesti sociali.
Le facciamo con piacere
Ci fanno bene
Hanno conseguenze positive sugli altri
Sono assolutamente positive
La 2°classe di esperienze, invece, riguarda quelle esperienze che facciamo con sforzo e impegno, poiché sappiamo di doverle fare, perché utili per il nostro bene e degli altri, è in assoluto. Ad esempio, studiare, andare a scuola, nutrirsi in modo corretto ed equilibrato, adottare comportamenti corretti verso gli altri, aiutare chi è in difficoltà, rispettare le norme civiche e morali in generale.
La 3°classe di esperienze, ha a che fare con quelle esperienze che facciamo con piacere e ci fanno sentire bene, ma che non fanno bene né a noi stessi, né agli altri, né in assoluto alla società in cui siamo.
Ad esempio, sfogare le emozioni fumando e bevendo saltuariamente, mangiando in modo disordinato o eccessivo o giudicando con disprezzo, offendendo, prevaricando, gridando. Ad esempio, quando siamo adirati o frustrati, ce la prendiamo con qualcuno in modo eccessivo, diventiamo irascibili o perdiamo il controllo delle nostre emozioni e delle nostre azioni.
Le esperienze di 4° classe, invece, sono quelle esperienze che fanno stare male noi e gli altri, eppure continuiamo a farle. Ad esempio, le dipendenze (stupefacenti e alcoolismo, disordini alimentari, relazioni tossiche, violenza e aggressività, gioco e videogiochi, internet, pornografia, procrastinazione di comportamenti disfunzionali in generale), che anche se ci fanno stare male e fanno male a noi stessi e agli altri, non riusciamo a smettere di farle.
In ogni caso possiamo intervenire, attraverso una presa di coscienza e trasformare le esperienze che ci fanno bene, in esperienze che facciamo con piacere, soprattutto grazie al valore che attribuiamo loro e alla rappresentazione interna delle conseguenze positive immediate e che produrranno nel processo e a posteriori.
“Non è difficile prendere decisioni, quando sai quali sono i tuoi valori.” Roy Disney.