O risorgeremo come collettivo o saremo annientati individualmente, recitava Al Pacino nel Discorso alla squadra nel film Ogni maledetta domenica https://www.youtube.com/watch?v=X3kSC9aIefU&t=2s
Tra i conflitti bellici in atto e in potenza e il clima di ostilità che si percepisce in molte dinamiche sociali, politiche internazionali e locali, mi hanno colpito oggi alcune belle notizie come quella della carabiniera 26 anni che ha salvato una donna di 50 anni che stava per gettarsi dal ponte. “Si è fidata di me” ha detto Martina Pigliapoco, “mi ha confidato di aveva tante paure e tanti problemi che non sapeva come risolvere…” e lei le avrebbe detto che avere delle paure non è una debolezza, che le abbiamo tutti”. Dopo tre ore, l’ha presa per mano, seguendo il cuore, ha dichiarato, ed è stato questo gesto empatico a restituire salva la vita a una donna di 50 anni.
Quante vite salviamo senza accorgercene ogni giorno, siamo interdipendenti. Una parola, un gesto d’amore, un linguaggio gentile, un consiglio, una presenza, un messaggio whatsapp, può aiutare qualcuno intorno a noi a sentirsi meno solo e a farcela, a non “morire dentro” e a risollevarsi, a ricominciare. Perché prima di arrivare a gesti estremi, la mancanza di fiducia significa “morire dentro”, perdere la speranza verso la vita, le soluzioni, verso un cambiamento possibile.
Ma dobbiamo decidere cosa fare, da che parte stare.. prendere anche noi una posizione. Apriamo le porte all’amore, ai sentimenti, alla reciprocità, a relazioni fondate sul dono e non sull’interesse, alla dedizione sana verso progettualità che impattano su una ricaduta sociale e diffondiamo valori e comportamenti positivi che costruiscono la comunità, la rete sociale. Ripartiamo con fiducia, sperimentiamola, donandola. Le neuroscienze dimostrano che se siamo in un contesto di fiducia si alzano i nostri livelli di ossitocina e si abbassano i livelli di paura. Per la sociologia la fiducia è anche un meccanismo di riduzione della complessità sociale, è una scorciatoia cognitiva, uno shortcut cognitivo, anche appreso dal contesto famigliare/sociale. Per l’economia è la molla dello sviluppo economico. La fiducia è la scommessa umana, comporta il rischio che non venga corrisposta. Ma la ferita può anch’essa essere generativa. Più ci fidiamo, più si riduce il rischio, si vince insieme. Diamo fiducia attivando la nostra disposizione d’animo (locus of control interno Rotter, 1966), attraverso percezioni, opinioni, credenze, che alimentano aspettative ed emozioni, sia attraverso i fatti, gli accadimenti (locus of control esterno). Le nostre conversazioni interiori con gli altri, determinano il nostro futuro. La fiducia è il valore dei valori. Senza fiducia non possiamo scendere dal letto la mattina. È necessario generare, coltivare e riparare la fiducia tante volte quanto è necessario. In educazione è credere nella bellezza della persona e favorirne lo sviluppo. I fertilizzanti della fiducia sono l’interesse per l’altra persona come essere umano, l’apertura all’ascolto profondo ed empatico, la volontà e l’impegno a comprendere. La fiducia si ottiene grazie alla trasparenza, alla coerenza/congruenza tra ciò che si pensa, ciò che si dice e ciò che si fa, mediante l’autenticità, mettendosi in gioco con le proprie vulnerabilità, con il coraggio di condividere stati d’animo, emozioni, sensazioni, intuizioni con empatia e supporto affettivo. La fiducia è credibilità. Nelle organizzazioni diventa una competenza necessaria a costruire lo spirito di gruppo e la comunità.
Riprendendo Al Pacino, allenatore sportivo che motiva la propria squadra nella pausa dopo il primo tempo in perdita, leggiamolo rivolto a noi oggi, come squadra umana.
“I centimetri che ci servono sono tutti intorno a noi. In questa squadra lottiamo per un centimetro.
Ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro perché quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Tra vivere e morire.
In ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro. Io so che se potrò avere un’esistenza appagante sarà perché sono ancora disposto a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è in quei dieci centimetri davanti alla faccia. Ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi.
Io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento, voi farete lo stesso con lui. Questo è essere una squadra signori.
Perciò... o risorgiamo adesso come collettivo o saremo annientati individualmente.
Allora, che cosa volete fare?”