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«Chi non ha», i Crifiu accendono i riflettori su chi lavora e non fa «audience»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Prodotto da Dilinò e distribuito negli store online da Believe, ospita anche il produttore e polistrumentista spagnolo Franiko Calavera, percussionista e dj dell’Istituto Italiano di Cumbia

Sabato 27 Maggio 2023, 15:46

Un singolo per celebrare chi lavora ogni giorno a testa bassa, con fatica e dignità, e non fa audience, per accendere una luce su chi è «fuori moda e fuori algoritmo»: è il messaggio di «Chi non ha», nuova canzone dei salentini Crifiu, che unisce musica elettronica, cumbia, pop e world music. Prodotto da Dilinò e distribuito negli store online da Believe, il brano è l'ultima fatica di Andrea Pasca (voce), Luigi De Pauli (chitarre e synth), Sandro De Pauli (fiati e programmazioni), Marco Afrune (basso) ed Enrico Quirino (batteria), che ospitano anche il produttore e polistrumentista spagnolo Franiko Calavera, percussionista e dj dell’Istituto Italiano di Cumbia. «Una collaborazione venuta fuori naturalmente - racconta Luigi De Pauli alla «Gazzetta» - ci conosciamo da qualche anno e siamo rimasti in contatto, quando abbiamo pensato di unire al pezzo sfumature di cumbia non potevamo che chiamare Franiko. Lui poi è anche dj, quindi stiamo lavorando a un remix».

A chi pensavate quando avete composto «Chi non ha»?

«A tutti quelli che in un tempo come il nostro hanno talento ma non hanno spazio, specialmente le nuove generazioni, le più colpite da questa frenesia di chi ostenta il potere. Bisognerebbe poter cominciare tutti dallo stesso punto di partenza, avere un'uguaglianza garantita. Festeggiamo chi non festeggia».

Che estate sarà per i Crifiu?

«Siamo già in giro da marzo, ma adesso ancora di più continueremo a portare la nostra musica in tutta Italia, il 2 giugno, ad esempio, saremo nel nostro Salento per Leverano in Fiore. Parallelamente continueremo a lavorare al nuovo disco previsto per il prossimo anno, dove confluiranno le ultime produzioni, compreso questo singolo».

La vostra musica è di respiro internazionale, anche se professionalmente siete cresciuti nel Salento: che effetto vi fa portarla fuori dai confini pugliesi?

«Ci piace sempre attingere dal Mediterraneo e declinarlo con una nostra personalità, senza seguire mode. Ad esempio siamo tornati da poco dalla Sicilia, un concerto bellissimo: la gente sotto al palco cresce e conosce le canzoni, poi inevitabilmente arrivano i curiosi, anche perché utilizziamo dei ledwall per raccontare i suoni con le immagini e lo spettacolo rapisce e cattura. È un mix di linguaggi, nel Salento è tutto più potente, facciamo un lavoro quotidiano, ci arrivano video dalle scuole perché i ragazzi rimangono colpiti dai nostri versi. La nostra promozione arriva dalla strada e funziona».

Dopo tanti anni di carriera qual è la cosa di cui siete più orgogliosi?

«Siamo cambiati, maturati, abbiamo la consapevolezza di essere riusciti a trasformare una passione in un mestiere, si fanno le cose con più piacere. È vero che oggi la musica è cambiata e l'attenzione è sempre più effimera. Ma la bellezza sta anche nell'adattarsi ai tempi, in risposta all'ambiente che cambia. Siamo aperti alle novità».

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