Esce oggi, venerdì 25 novembre, Nefertiti, album d'esordio dei martinesi Carena, un'opera introspettiva che racconta le storie d'amore, le notti umide e la lenta vita nella provincia pugliese. Un disco di amicizia, atmosfere sognanti e complicità, che ha preso vita nell'estate 2018, quando la band, composta da Giovanni Maggi (voce e tastiera), Giovanni Palmer (chitarra), Claudio Pulito (batteria), accompagnati da Fabrizio Convertini (basso), è entrata negli studi di Giungla Factory. Il disco è anticipato da tre singoli, l'ultimo dei quali, FBI, è accompagnato da un video onirico e tenebroso: ce lo siamo fatto raccontare dal chitarrista Giovanni Palmer.
«Nefertiti»: come nasce questo disco?
«Prende il nome da un brano a cui teniamo molto, non è un singolo ma ha avuto nuova vita dando il nome a tutto l'album. La nostra è una storia d'amicizia, ci conosciamo e suoniamo insieme da sempre, ma solo nel 2017 abbiamo cominciato a pensare di poter applicare i nostri 'tempi dispari' e le nostre 'dissonanze' alla musica pop. Le canzoni le ho scritte io, le ho portate in sala prove, e abbiamo deciso di registrarle negli studi di Giungla, di Renzo Rubino, tanto che il suo produttore (Fabrizio 'Faco' Convertini, ndr.) si è talmente appassionato al progetto che ha deciso di iniziare a suonare con noi. I brani grazie a lui hanno preso una nuova veste, se avessi potuto io il disco l'avrei chiamato 'Provincia', parla di quello, di Martina Franca, del nostro territorio in inverno così triste e d'estate così ricco. Viviamo in una forte ambivalenza, anche di sentimenti»
Quali sono le vostre ispirazioni?
«Ci siamo avvicinati alla musica italiana grazie al Teatro degli Orrori, da lì ci siamo spostati dall'ascoltare solo artisti americani, e siamo passati anche al filone indipendente italiano. Oggi ci piace il cantautorato classico, da De Andrè a De Gregori, ma anche tanti nuovi, da Calcutta a Giorgio Poi. Continuiamo, però, a farci ispirare dall'America e dai suoi suoni campionati»
Qual è stata la vostra prima esibizione come Carena?
«Onestamente? Non me lo ricordo. Sicuramente nel 2017, ma è stato tutto talmente naturale che non c'è stato un vero e proprio passaggio da quello che eravamo prima ai Carena. Anche il fatto di dover registrare un album è stata una conseguenza naturale, non ci siamo imposti di entrare in studio, ci siamo ritrovati»
La vostra Valle d'Itria gioca un ruolo importante nel vostro fare musica
«Viviamo in un territorio bellissimo da questo punto di vista, siamo circondati da altri artisti, siamo tutti amici, ci scambiamo opinioni, la natura circostante ci ispira. Qui da noi si sta bene, amo l'idea di prendere la macchina e arrivare in due minuti nella selva o in mezzo agli ulivi»
Prossimi progetti?
«Stiamo organizzando il tour di promozione di Nefertiti, quindi saremo un po' in giro. Poi spero in un nuovo album in tempi brevi, c'è tanta voglia di tornare in studio»
Chiudiamo sognando: un palco su cui vi piacerebbe suonare?
«Premettendo che tutti i palcoscenici sono importanti, pur sapendo che nel settore fa 'brutto' dirlo, mi piacerebbe andare al Festival di Sanremo, o con i Carena, o come autore. Ad ogni modo sarebbe bellissimo, anche se poi la sensazione più bella è il riuscire a far arrivare quello che provo mentre scrivo a chi lo ascolta»