Sabato 06 Settembre 2025 | 11:41

Le mattine di Ambra e il bisogno di amore

 
Lisa Ginzburg

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Lisa Ginzburg

Le mattine di Ambra e il bisogno di amore

Nel suo programma radiofonico quotidiano, «Le mattine», ascolti voci vere, e dialogo vero, fatto di parlare sincero, e di molto ascolto

Sabato 04 Marzo 2023, 14:09

Ero in macchina, mi sono sintonizzata su Radio Capital, Ambra Angiolini conduceva il suo programma quotidiano «Le mattine». Non ho l’abitudine di seguire quel programma radiofonico, è successo perché mi trovavo alla guida: se potessi, però, ho pensato, lo ascolterei tutti i giorni. Voci, voci vere, e dialogo vero, fatto di parlare sincero, e di molto ascolto. Non succede sempre, anzi, sempre meno, sempre più di rado, di partecipare a conversazioni significative per autenticità di voci, o di intercettarle.

C’è chi si ascolta parlare e non ascolta, c’è chi proprio non sa ascoltare, c’è chi, più semplicemente, parla tanto per parlare; quel giorno invece, Ambra Angiolini e i suoi uditori dialogavano. Sul serio. La sfida lanciata dalla conduttrice di per sé già era autentica, non retorica, sentita con il cuore e non lanciata in modo astratto e solo di forma. Ambra chiedeva ai suoi ascoltatori di pensare a un messaggio da rivolgere a un proprio genitore quando era bambino, e dire quel messaggio in radio, condividerlo con lei e contemporaneamente con tutti i molti altri ascoltatori. Non, retoricamente, rivolgersi al proprio «Sé bambino» (concetto abusato, ben prima di venire utilizzato da Chiara Ferragni nel suo monologo dell’ultima edizione del Festival di San Remo, sul cui testo ho avuto occasione di scrivere in questa rubrica).

No, qui la richiesta era molto più specifica e sensata. Immaginare bambini il proprio padre o la propria madre, e a quelli dire qualcosa, lanciare una sorta di messaggio a posteriori, secondo quelle inversioni del tempo impossibili, eppure tanto fruttuose in termini di maturazione psicologica interiore. Una preghiera, una speranza, un augurio. Erano, quelle che ho ascoltato, parole alcune di amore e comprensione, altre invece di risentimento e di amarezza indirizzate a questi padri e madri immaginati da piccoli. Parole del tutto consapevoli degli adulti che sarebbero diventati, ma lo stesso speranzose, o pietose, o coraggiose. Parole sempre vere. Ho continuato a guidare, attenta, anche quando acceleravo i giri del motore, a non perdere nemmeno una parola di quell’emissione. Ambra Angiolini rispondeva piena di calore umano a ogni intervento di ciascun ascoltatore, a ogni singolo messaggio da quello (o quella) declamato in radio. Tutti i messaggi erano in effetti, ciascuno a suo modo, messaggi commoventi. C’era chi piangeva, e chi rideva.

Chi aveva la voce che tremava di emozione, chi intervallava le parole con silenzi quelli anche pieni di significato. Chi chiedeva a uno dei genitori immaginato da piccolo di essere meno duro, chi di lavorare meno e concedersi più riposo, chi di saper ascoltare di più i figli. Storie della vita, storie di amori diagonali, dove non tutto si è riuscito a dire e non tutto ha trovato voce completamente. Dove non sempre ci si è voluti bene e ci si è sentiti voluti bene nel modo che si voleva.

Non è facile fare bene la radio, e non è facile dialogare davvero: con nessuno. Quel giorno invece la vita entrava nell’abitacolo della mia piccola macchina, di me piccola abitante del mondo che si trova a seguire tante altre storie del mondo oltre la propria, e su quelle, a piangere e ridere, a commuoversi e ad arrabbiarsi, a sentire molta vicinanza o invece nessuna. A condividere davvero.

Ambra Angiolini con il suo «Le mattine» tocca il cuore, e gli dà posto, ovvero gli dà spazio e gli trova sede. Con la rubrica «Un posto al cuore» io anche in questo anno ho provato, sia dialogando con molti lettori, sia conducendo qualche ragionamento da sola, a dare spazio e posto ai sentimenti. Abbiamo un grandissimo bisogno di sentimenti, di ascoltare e di condividere. La rubrica ha voluto rimarcarlo, e ha tentato di esprimerlo. Ora si chiude, perché anche i tentativi dopo aver fatto un po’ di strada e segnato una se anche piccolissima traccia, finiscono. È giusto così, è vitale che sia così. Continuerò a scrivere su questo bellissimo giornale, ringrazio tutti coloro che hanno scritto e contribuito a dare, ridare, «Un posto al cuore». Grazie con tutto il cuore.

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