Cara Lisa, da un anno sono tornata a vivere al sud dopo quasi dieci anni passati a Torino. Quando ero lontana gli amici mi mancavano molto, eravamo sempre in contatto; una volta tornata, ho conosciuto lo stupore di non ritrovarli affatto come li ricordavo, né di frequentarli, solo ogni tanto e senza particolare entusiasmo. Un amico però lo vedo spesso, era il mio amico più caro quando eravamo adolescenti e tutto dice che lo sia di nuovo, in una forma diversa da prima, ma molto intimo amico. Io sono single e lui anche, e certe volte mi chiedo perché non riusciamo a fare un passo in più, e provare, almeno provare a stare insieme. In fondo abbiamo tante cose in comune, ci intendiamo così bene. La questione è sicuramente che siamo timidi proprio perché ci conosciamo tanto bene, e da tanto tempo. Ma anche, io comincio a pensare, che lui non ami le donne bensì gli uomini. Spesso ho segnali che mi fanno credere sia omosessuale, anche se lui non me ne ha mai parlato e mi dico che forse sono io a sbagliare, fare troppe ipotesi. Grazie
Cara F., da lontano le cose sembrano più semplici e belle, molte volte nella distanza le idealizziamo, le distorciamo, come si dice da certe parti «ci facciamo dei film». D’altra parte, un vero amico scrivi di averlo ritrovato al tuo ritorno, e dopo un’assenza tanto lunga non mi sembra un risultato da poco. Quanto alla vostra mancanza di feeling amoroso, mah: mi viene da dire solo questo, «mah». Ovvero, se l’amore non è fiorito in tanti anni, da vicini quando eravate ragazzi, da lontano quando tu eri via, da più grandi ora che sei tornata, perché dovrebbe accadere ora?
L’amore non si comanda, e i casi in cui un sentimento irrompe e scoppia dopo tanto tempo di lunghe e consolidate amicizie, sono casi che esistono sì, ma sono rari, e quelli in cui succede per davvero, rarissimi. Forse la tua intuizione è giusta, che lui abbia una pulsione non eterosessuale: non specifichi in cosa consistano i «segnali», ma se li hai avuti, saranno veri.
Che fare? Anche qui, mah. Se siete così tanto amici, magari sarebbe bello parlarne, bello che tu gli dicessi questa tua impressione e lo aiutassi magari a venire fuori , dirlo a sé stesso per primo e poi a tutti. Ci sono persone che non riescono ad accettare la loro sessualità, e questo procura loro lunghe, assurde epoche infelici, che durano a volte tutta la vita.
Però, se la tua è solo una supposizione, magari dovuta a un sentirti poco valorizzata come donna dal suo sguardo (che può essere affettuoso, compagnone, ma non galante), allora ti consiglierei di essere cauta con le parole. Si possono ferire inutilmente gli altri, talvolta anche perderli, se ci si spinge troppo in là con impressioni, consigli, diagnosi psicologiche su di loro. Lascia che il tempo faccia affiorare la legittimità delle tue supposizioni: se questa omosessualità del tuo amico è vera, una sua identità intima profonda, prima o poi sarà lui a capirlo e ad avere voglia di parlartene. Se invece la tua sensazione è frutto di una tua proiezione, meglio tacere, attendere. Potresti perdere un caro amico per un eccesso di sincerità, e una sincerità solo tua, vissuta dentro di te. Magari qui anche, cara F., «ti stai facendo un film». Passi falsi, o prematuri, nelle amicizie forse ancor più che negli amori, è sempre meglio evitarli. Non tutte le amicizie sopportano la sincerità dei giudizi, così come non tutti i giudizi sono davvero pertinenti.
Insomma, prendi tempo, magari smetti di chiederti perché tu e il tuo amico non riuscite a innamorarvi l’uno dell’altra, con saggezza escludi per sempre l’ipotesi. Piuttosto, domandati sino a che punto la tua sensazione che a lui non piacciono le donne sia oggettiva, svincolata da te, o invece legata a una sorta di risentimento che nutri nei confronti della vita – o più direttamente, nei confronti di lui – per non sentirti da lui corteggiata, né desiderata. Non agire, non parlare (di questo), invece attendi e intanto ascolta e guarda: l’enigma si scioglierà da solo. L’importante è non lasciar finire un’amicizia per eccesso di franchezza, qualcosa che rischia talvolta di diventare brutalità, se espressa con toni che feriscono o offendono, e con parole dalle quali non si torna indietro.