A Guidonia, una piccola località vicino a Roma, domenica scorsa, in occasione di una gara di hip hop organizzata per giovani danzatrici e danzatori, c’è stata una rissa tra adulti, ovvero tra i genitori dei giovanissimi in procinto di esibirsi. Posti a sedere mancavano, dai molti rimasti in piedi veniva insinuata l’idea di soprusi nell’aver preso quei posti, qualche parola di troppo che è volata; ed ecco in un battibaleno hanno incominciato a volare anche gli insulti, certe signore vestite bene per onorare la bella occasione dei loro figli hanno cominciato a prendersi a borsettate in faccia, mentre altri adulti, anche uomini, i padri delle povere danzatrici e danzatori, loro anche hanno preso a spintonarsi, offendersi, lacerare relazioni mai nate ma importanti, perché di quotidiana prossemica.
Ci si trova vicini come adulti perché pronti ad assistere a uno spettacolo in stesso ruolo di genitori, ovvero nel solco del più normale condividere uno spazio, ovvero tutto quanto dovrebbe mantenersi nei termini di arginata e veicolata convivenza tra le sponde ordinate di un salubre, moderato, ordinario civismo.
Invece no, scoppia una bagarre violenta. A leggere dell’incredibile fatterello (non fatto, intendiamoci) di cronaca, mi sono figurata i giovanissimi: i figli. Non so se di lì a poco impediti a danzare il loro amato hip hop, se non questo, di sicuro costretti a farlo in condizioni di assoluto disagio generalizzato.
Cosa si deve provare a vedere la propria madre o il proprio padre accanirsi contro un altro adulto, perdere del tutto il controllo di sé, diventare violento come una furia? Che madre e padre è, uno che rovina quella che dovrebb’essere una giornata felice dei figli, tirando fuori il lato più becero e oscuro di sé stesso?
Molto difficile, essere preadolescenti e adolescenti in un mondo dove gli adulti mancano del tutto di saggezza, e di quella competenza naturale che si chiama autocontrollo. Perché i figli innanzitutto ci vogliono persone, e nulla sfugge loro del nostro modo di stare al mondo, nel mondo.
Devono vederci e trovarci persone belle, ovvero sane, limpide, educate: capaci di coabitare con gli altri, le altre persone, anch’esse adulte e non solo. Equilibrati nei riguardi di tutti. Possono sembrare distratti, solitari, selvatici, egoriferiti, ma adolescenti e preadolescenti sono invece sempre molto attenti a considerare i nostri comportamenti. E non è mera, retorica questione di dare loro l’esempio: sapranno elaborare altri modi, loro, i nostri figli, autonome maniere di vivere su questa terra.
La questione è invece quella di avere la loro stima, che implica in via diretta la loro fiducia. La loro approvazione, anzitutto dei nostri comportamenti. Povere ragazze e ragazzi, come stentato e anche penoso dev’esser stato il loro pomeriggio sul palco di Guidonia.
Che imbarazzo e che gigantesca delusione, vedere quelle madri e padri accanirsi, picchiarsi, spintonarsi. Un adulto è le sue scelte, i suoi comportamenti, e prima ancora i suoi valori di convivenza civile. Siamo, esistiamo a partire da come siamo con gli altri, e questo vale dall’infanzia alla fine, senza passare da nessun punto intermedio.
Dovremmo saperlo noi, consapevoli di quanto chiunque ci accada di incontrare osserva da subito i nostri modi di fare, anche nelle sfumature attento a ogni nostro gesto. Tutti, e i nostri figli per primi. Se è vero (ed è vero) che destino è carattere, quale destino mai assumono agli occhi dei loro figli quelle donne e uomini, madri e padri che si sono accapigliati per motivi da nulla, in attesa che cominciasse uno spettacolo che doveva essere festoso, gioioso, una domenica allegra e piena di musiche, danze, bellissime lavoratissime coreografie? Adulto, parola desueta, che evoca saggezze inusitate ma il cui valore è inesauribile, in ogni istante del nostro quotidiano stare. E adulti lo si diventa, ogni giorno, non una volta per tutte: anche pensando e ripensando di continuo a cosa voglia dire – cosa implichi, quale impegno da parte nostra. In ogni sfida, a ogni occasione: anche le più semplici, ordinarie, normali, le più e meno eccezionali. Stare al mondo con misura, in equilibrio.
Tra le molte ragioni, perché più giovani ci guardano, nulla sfugge loro.