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«L’estate in cui imparammo a volare» un’ode alla amicizia

«L’estate in cui imparammo a volare» un’ode alla amicizia

 
Marina Sanna

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Marina Sanna

«L’estate in cui imparammo a volare» un’ode alla amicizia

Mercoledì 07 Dicembre 2022, 09:49

A volte i personaggi salvano le storie. Ti fanno perdonare i difetti, le ingenuità e appassionare alle loro avventure. Come L’estate in cui imparammo a volare che non è un racconto (solo) di formazione bensì un’ode all’amicizia di due adolescenti. O almeno incomincia così la serie, una delle più viste di Netflix, perché le vicende di Tully e Kate vanno oltre e arrivano all’età adulta. Non tutto funziona però, una volta entrati nel loro mondo, è difficile uscirne. Seguiamo le due protagoniste attraverso flashback e ritorni continui al presente. Quattro piani temporali che potrebbero generare confusione e sconcerto, se il lavoro fatto su costumi e scenografie non fosse credibile, meno quello sul trucco, in alcuni casi disturbante. Dalla scuola all’età adulta, dalle prime cotte ai problemi famigliari, Tully e Kate non potrebbero essere più diverse. La prima è vistosa e attraente (Katherine Heigl, star assoluta), ma abbandonata a se stessa: la madre Dorothy fa uso massiccio di droghe per dimenticare il passato, il padre è sconosciuto (fino a un episodio rivelatore). Un tormento costante che sarà anche da stimolo per raggiungere il successo, come giornalista e infine conduttrice di un famoso talk show. Kate invece ha un aspetto comune, non è brutta, non è bella, ha una famiglia normale con genitori comprensivi e un sogno, oltre la scrittura, che l’irresistibile producer Johnny (il notevole Ben Lasson), con cui lavora ai reportage dell’amica, potrebbe sconvolgere o far magicamente avverare. La prima stagione si chiude con colpo di scena. Nella seconda ritroviamo le nostre eroine in un crescendo di suspense, commozione e tenerezza.

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