Mercoledì 22 Ottobre 2025 | 09:55

Su RaiPlay torna «Il Collegio», il prof Maggi: «Mai visti ragazzi così autentici, quest'anno mi sono commosso più volte»

Su RaiPlay torna «Il Collegio», il prof Maggi: «Mai visti ragazzi così autentici, quest'anno mi sono commosso più volte»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Su RaiPlay torna «Il Collegio», il prof Maggi: «Mai visti ragazzi così autentici, quest'anno mi sono commosso più volte»

Il docente di Italiano ed Educazione Civica svela alla «Gazzetta» qualche anticipazione del docu-reality che vedrà protagonisti anche tre adolescenti pugliesi

Mercoledì 22 Ottobre 2025, 07:00

Da domani 23 ottobre torna su RaiPlay «Il Collegio», il docu-reality diventato vero cult generazionale che riporterà 18 ragazzi nel magico mondo del 1990, simbolo del passaggio tra due decenni e due visioni del mondo. La parola chiave di questa stagione, presentata ieri in anteprima a Napoli durante il 77esimo Prix Italia, è «autenticità», e i ragazzi del «Collegio», programma di Rai Contenuti Digitali e Transmediali, verranno catapultati in questo esperimento sociale con regole rigide e attività quotidiane senza il supporto dei social, concentrandosi sullo studio, il rispetto e l’ascolto dei professori. Tutta nuova la location, il Convitto Nazionale «Mario Pagano» di Campobasso, in Molise, che sarà guidato dall'ormai storico preside Paolo Bosisio. Novità e ritorni anche nel corpo docente: accanto ai confermatissimi professori Andrea Maggi (Italiano ed Educazione Civica), Maria Rosa Petolicchio (Matematica e Scienze), ci sarà il rientro di Luca Raina (Storia e Geografia), poi Alessandro Carnevale (Arte), David W. Callahan (Inglese) e tre nuove professoresse, Giusy Serra (Musica), Lucia Bello (Educazione Fisica) e la dottoressa Monica Calcagni per l'Educazione Sessuale. La voce narrante di questa stagione sarà affidata al giornalista Pierluigi Pardo, e gli alunni, che avranno il compito di superare l’esame di terza media, avranno a disposizione anche nuovi spazi, come il giardino del preside, dove potranno coltivare un orto a km0, imparando valori di sostenibilità, lavoro di squadra e responsabilità. Tra i 18 protagonisti (le «backstories», che raccontano i loro percorsi personali, sono già disponibili su RaiPlay), ci sono anche tre pugliesi: Nicolas D'Amico di Cisternino (Br), Raoul Pignataro di Presicce-Acquarica (Le) e Diego Premtaj di San Donato di Lecce. La «Gazzetta» ha incontrato il professore Maggi per qualche anticipazione sulla nuova edizione.

Professore, quest’anno il «Collegio» ci porta nel 1990. Partiamo da qui: cosa rappresenta, secondo lei, quest’anno di passaggio per i giovani e per la scuola?

«È stata un'annata di grandi aspettative, anche storicamente arrivava dopo un evento epocale, la caduta del muro di Berlino. I due mondi che si contrapponevano iniziarono a non essere più così opposti, c'erano grandi prospettive, speranze, aperture e cambiamenti. Tutto questo contrasta un po’ con l’epoca che viviamo oggi, fatta invece di chiusure e muri che tornano ad alzarsi, non solo fisici, ma anche mentali e sociali. Oggi molti ragazzi vivono fenomeni di isolamento, come quello degli “hikikomori”. Nel 1990, invece, c’era un senso di libertà che oggi si è in parte perso. Era un periodo di grande attesa e di fermento culturale».

La parola chiave di questa edizione è “autenticità”. Come si è tradotto questo concetto nei collegiali e nel vostro modo di insegnare?

«Quest’anno vedremo giovani molto diversi rispetto al passato. Sono ragazzi che sentono il bisogno di raccontarsi, di aprirsi, di mostrarsi. Hanno accettato davvero la sfida del Collegio, togliere le corazze, le armature, tutte le difese che usano per proteggersi dal mondo esterno. È un’esperienza che spoglia dalle sovrastrutture e mette a nudo le persone, nel senso più autentico del termine».

Anche l’assenza della tecnologia è una sfida importante per loro. Quanto ha inciso quest’anno la mancanza di social e smartphone?

«Un ragazzo senza smartphone si risveglia improvvisamente: comincia a guardarsi intorno, a notare che ci sono altre persone. È impressionante e al tempo stesso preoccupante capire quanto tutti noi, non solo i giovani, abbiamo affidato le nostre vite alla tecnologia e ai social. “Il Collegio” è anche un’occasione per riflettere su questo: ci mostra quanto possa essere liberatorio, ma anche difficile, vivere senza dispositivi digitali».

In questa edizione vengono introdotte nuove materie, tra cui l’educazione affettiva e sessuale. Pensa sia un segnale di maturità culturale anche per il pubblico di oggi?

«Assolutamente sì, è un segnale importante. Il paradosso è che una scuola definita “anacronistica” come quella del Collegio, in realtà, si dimostra all’avanguardia rispetto alla scuola moderna italiana, che avrebbe un gran bisogno di trattare certi argomenti. Moltissime famiglie non conoscono l'educazione sessuale, c’è confusione sul tema. È fondamentale affrontare tutto questo con serietà, non solo per contrastare la violenza di genere, ma anche per il benessere emotivo e psicologico dei ragazzi. Speriamo che il messaggio arrivi anche alle istituzioni».

Quest’anno siete in una nuova location, in Molise. Che atmosfera avete trovato?

«Il Collegio di Campobasso è meraviglioso. Abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria, sia dal personale del Convitto che dalla città intera. E la città stata una splendida scoperta: ospitale, un luogo che ha influito positivamente sul clima del set e sull’atmosfera di tutta la stagione».

Lei è uno dei docenti più amati dal pubblico per il suo approccio rigoroso ma umano. Quanto è difficile mantenere questo equilibrio?

«È molto difficile, ma ci provo ogni giorno. Un insegnante non deve fare l’amico, ma nemmeno essere freddo o distante. I ragazzi hanno bisogno di una figura adulta, di una guida. Cerco di mantenere la giusta distanza per dare un contributo reale nella loro crescita. Quest’anno ci sono storie molto forti e a volte è stato difficile restare distaccato: più di una volta mi sono commosso, spero di non averlo fatto notare troppo. Ma è bello mostrare anche qualche scintilla di umanità».

Dopo tante edizioni, cosa riesce ancora a sorprenderla di questo esperimento sociale e televisivo?

«Mi sorprende sempre la voglia che i ragazzi hanno di mettersi in gioco. Si parla spesso di giovani apatici, disinteressati, ma “Il Collegio” dimostra il contrario: hanno voglia di sfidarsi, di crescere, di dimostrare chi sono. Hanno solo bisogno di adulti che credano in loro».

E se lei tornasse ragazzino, parteciperebbe?

«Sì, assolutamente. Ma sarei una peste!»

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