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Una serie rispolvera il mito fascinoso di Arsenio Lupin

 
Marzia Gandolfi

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Marzia Gandolfi

Una serie rispolvera il mito fascinoso di Arsenio Lupin

A incarnarlo è Omar Sy smagliante e svettante in una serie fruibile su Netflix

Venerdì 22 Luglio 2022, 11:42

Bond, Paddington, Sherlock… negli ultimi vent’anni gli inglesi hanno richiamato in servizio le loro icone pop adattandole al terzo millennio. La Francia prende esempio e tenta l’impresa rispolverando il mito di Arsenio Lupin. Della figura letteraria, creata più di cento anni fa da Maurice Leblanc, George Kay e François Uzan conservano l’essenza simbolica, elevandola allo stato di mito e ridistribuendone democraticamente lo spirito.

In sostanza, gli autori hanno immaginato un personaggio ossessionato dalle avventure di Lupin, in cui trova la chiave per compiere la sua personale vendetta. Perché Assane Diop, padre separato e informatico straordinario, è soprattutto un figlio torturato dal tragico destino del padre. Da bambino ha assistito all’arrestato del genitore, accusato ingiustamente di furto, e da allora non ha che un’idea in testa: riscattare il suo onore e consegnare alla giustizia il vero colpevole. Ladro gentiluomo nella Parigi contemporanea spinge al massimo l’eredità spirituale di Lupin e conquista in dieci puntate il cuore dello spettatore. A incarnarlo è Omar Sy smagliante e svettante in una serie fruibile che fa meglio nella prima parte e fatica nella seconda metà, accontentandosi di essere un altro prodotto di consumo in salsa Netflix.

Il monumento letterario si converte in blockbuster contemporaneo sprecando l’occasione d’oro di mettere in relazione Assane Diop, disertore di classe socialmente versatile, con la dimensione anarchica del suo modello. Diversamente dalla formidabile rilettura BBC delle inchieste di Sherlock Holmes, Lupin non «scardina» le convenzioni lasciando il lato oscuro di Assane inesplorato e la sua invisibilità sociale inerte. Nessun secondo grado, nessun «tesoro» da immaginare.

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