Sabato 06 Settembre 2025 | 12:26

Rifiuti tombati nelle campagne, 23 le persone a processo: il comune di Taranto chiede il risarcimento

 
ALESSANDRA CANNETIELLO

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ALESSANDRA CANNETIELLO

Rifiuti tombati nelle campagne, 23 le persone a processo: il comune di Taranto chiede il risarcimento

Tremila tonnellate di scarti interrati in zona ionica e brindisina. Quantificati in un milione di euro i danni subiti

Sabato 21 Dicembre 2024, 13:50

Sono 23 le persone che ora dovranno affrontare un processo per l’inchiesta nata dal blitz «Amici per la pelle» sulle 3mila tonnellate di rifiuti bruciati e interrati anche nelle campagne tra il territorio ionico e quello brindisino. A deciderlo è stato il giudice di Lecce Tea Verderosa, nella giornata di ieri, che ha poi stralciato la posizione di uno degli imputati ammettendo il rito abbreviato che verrà discusso nei prossimi mesi. Per quanti, come detto, hanno scelto il rito ordinario, il dibattimento comincerà nel marzo del prossimo anno dinanzi al collegio di magistrati del tribunale di Taranto.

A processo 7 enti si sono costituiti parte civile e tra questi anche il Comune e la Provincia di Taranto, le amministrazioni di Grottaglie, Francavilla Fontana, Oria, Lizzano e Mottola.

Tra le diverse istituzioni che ora chiedono il risarcimento c’è il Comune di Taranto, assistito dall’avvocato Diego Maggi: quantificati in un milione di euro i danni subiti.

Al termine delle indagini congiunte di carabinieri del Noe di Lecce e dei colleghi della sezione di Polizia giudiziaria della procura di Taranto, 5 persone finirono ai domiciliari, nel giugno 2023: il 40enne di Sava Rocco Bevilacqua, il 51enne di Francavilla Fontana Nicola Canovari, il 70enne di Palagiano Antonio Marra, il 36enne di Palagiano Mario Schiavone e infine il 64enne di Palagianello Massimo Giannulli.

Nelle carte dell’inchiesta i magistrati inquirenti, Milto Stefano De Nozza della Dda di Lecce e Francesco Ciardo della procura ionica, hanno contestato le attività di una presunta associazione a delinquere, guidata da un uomo deceduto nel luglio 2022 che secondo i pm, «individuava, organizzava e predisponeva la manodopera e i mezzi strumentali (furgoni, camion, escavatori) necessari al ritiro dei rifiuti e al loro successivo illecito smaltimento che avveniva - si legge negli atti dell’inchiesta - mediante abbandono sia su aree pubbliche che all’interno di 4 capannoni privati» nella zona di Palagiano.

Le attività investigative avevano poi permesso di cristallizzare i suoi rapporti con le aziende di produzione dei rifiuti tra la Basilicata e le province di Taranto e Bari e dalle quali lo stesso riscuoteva la somma di 15 centesimi per ogni chilogrammo di pelle ritirato. Una somma decisamente più bassa dei 40 centesimi che un’azienda spende per smaltire i rifiuti a norma di legge. Gli incassi venivano poi divisi con gli imputati ritenuti organici all’associazione.

Nei guai sono finiti anche alcuni degli imprenditori che avrebbero commissionato al gruppo le operazioni: per otto imprenditori sono stati infatti disposti dal gip di Lecce, Alessandra Sermarini, sequestri di somme che arrivano in totale 100mila euro. Denaro che le imprese avrebbero risparmiato grazie all’attività illegale. Sotto chiave sono finiti inoltre 5 capannoni industriali, un’area agricola dove i rifiuti sarebbero stati illecitamente smaltiti e 6 mezzi utilizzati per il trasporto.

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