TARANTO - «Non voglio passare il Natale in macchina, adesso fa freddo e io sono stanco». Luigi Fricelli è uno degli sfollati della palazzina di via Galeso 98, al quartiere Tamburi. Quasi un anno fa, il 30 gennaio, un’ordinanza del sindaco chiedeva alle 22 famiglie di lasciare le loro case perché l’immobile era a rischio crollo. Da allora Luigi si è arrabattato da amici e parenti. Suo fratello ospita sua figlia che ancora va a scuola, ma la casa è piccola e lui e sua moglie sono costretti a dormire nella loro piccola auto azzurra, tutto quello che gli resta.
«Non possiamo più vivere così – ammette - se non si trova una soluzione io comincerò lo sciopero della fame e della sete». La moglie, gli altri inquilini e Peppino Miceli, segretario provinciale del settore di Usb, che segue il caso dall’inizio hanno cercato di farlo ragionare, ma lui non vuole saperne. È un malato oncologico ancora sotto controllo al Miulli e non può sottoporsi ad un tale stress. «Io – ripete più volte – sono una brava persona, non mi merito tutto questo».
Tutti lo chiamano «Fricidde», riesce ad andare avanti grazie ad una piccola pensione, frutto di tanti anni di lavoro nelle pulizie industriali alla Cementir. In questo anno ha provato a cercare una nuova casa da prendere in affitto, ma non riesce a sostenerne i costi. «Con mille euro al mese non ce la faccio a prendere in fitto una nuova casa e pagare le spese della vecchia. Trecento o quattrocento euro al mese sono troppi adesso». Luigi spiega di aver già fatto domanda per avere una casa popolare nel 2020. «Sono il numero 478 in graduatoria, ma mi chiedo, con questa situazione non possono anticipare i tempi e darmi una casa?».
In un primo momento il Comune si era offerto di aiutare le famiglie di via Galeso a trovare una sistemazione, aiuto che poi si è concretizzato in un contributo abitativo. I servizi sociali, insomma, versano una quota della rata direttamente all’affittuario, ma non è così facile. Nessun proprietario è disposto ad affittare un appartamento con questo metodo.
Delle 22 famiglie, 55 persone in tutto, che non possono più rientrare nel loro appartamento, solo una signora ha avuto la possibilità di prendere in affitto un appartamento con l’aiuto dei Servizi Sociali, ma solo perché i figli hanno fatto da garante con l’affittuario. Gli altri si arrabattano da amici e parenti.
Peppino Miceli ha più volte cercato l’assessora ai Servizi Sociali Gabriella Ficocelli, per dare una mano alla famiglia di Luigi, ma dice di non avere mai avuto risposte. «Ci è stato promesso – spiega il segretario provinciale del settore di Usb - un appartamento, ma non si è mai concretizzato questo fatto. Ci risulta che manchi una pec della Ficocelli». Miceli ha inviato una lettera al sindaco, provato a manifestare davanti al palazzo di città, ma non ha avuto risultati. Luigi continua a dover dormire in macchina insieme a sua moglie.