TARANTO - Lutto cittadino oggi a Taranto per la scomparsa di Massimo Battista, consigliere comunale di Taranto e tra i fondatori del comitato «Cittadini e Lavoratori liberi e pensanti». I funerali sono fissati per oggi alle 16.30 nella Concattedrale Gran Madre di Dio in viale Magna Grecia, ma la città ha voluto far sentire la propria voce con uno striscione comparso sulle rive del canale navigabile, «Massimo Battista orgoglio di questa città».
«La mia battaglia termina qui», Battista è morto già da qualche ora ma ieri mattina, poco dopo le 10, sulla sua pagina Facebook appare un post. È un messaggio che fa scorrere sulla pelle di chi lo legge (e lo rilegge) numerosi brividi, brevi e intensi al tempo stesso. Testimonia, peraltro, la sua atroce consapevolezza che l’appuntamento con la morte non potesse ormai essere più rinviato. Sono parole, frasi, che oltre ad evidenziare il suo straordinario legame con la moglie Cira («la mia roccia») e l’amore nei confronti dei tre figli (Giovanni, Rosaria e Benedetta), mettono in risalto il suo grande impegno per l’ambiente.
«Ho lottato tanto - sottolinea - per questa città, ho sempre cercato di dare un futuro migliore alla mia amata Taranto. Ho combattuto come solo un leone sa fare. Ed è qui che vi saluto e vi abbraccio, uno ad uno». Nel post, scritto ovviamente prima di morire, Massimo Battista ringrazia anche i medici che lo hanno assistito e curato (Alessandro Maggi, Salvatore Pisconti, Claudia Ingrosso) che «non mi hanno mai abbandonato un istante». E poi, conclude citando «Sogna, ragazzo, sogna», la canzone di Roberto Vecchioni «che mi ha salvato nei momenti più difficili».
Massimo Battista, 51 anni compiuti a settembre, balza agli onori della cronaca il 2 agosto del 2012 quando, insieme ad altri operai, a bordo di un’Apecar interrompe il comizio dei leader di Cgil, Cisl e Uil indetto dopo il sequestro dell’area a caldo dell’ex Ilva disposto dalla Procura. E quel «treruote» diventa il simbolo del comitato dei “Liberi e pensanti” che darà poi il via al concerto dell’“Uno Maggio Taranto”, manifestazione in cui la musica si intreccia tuttora con le battaglie in difesa dell’ambiente.
Nel 2017, Massimo Battista passa alla politica attiva. Si candida e viene eletto, con più di mille voti, in Consiglio comunale con il simbolo del M5s. Che, però, abbandona già il 10 settembre 2018 in seguito all’accordo che, all’epoca, porta il siderurgico nelle mani di ArcelorMittal. Battista accusa i vertici pentastellati di aver tradito la città per non aver più puntato sulla chiusura dell’ex Ilva. Rimane, però, in Consiglio comunale e lì si caratterizza tra i più duri oppositori del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Che, infatti, contribuisce a mandare a casa in anticipo il 16 novembre 2021 dimettendosi, in uno studio notarile, insieme ad altri sedici consiglieri comunali. A giugno del 2022, alle successive elezioni amministrative, si candida a sindaco sostenuto da tre liste (“Una città per cambiare”, “Periferie al centro”, “Taranto città normale”) e ottiene il 4,4 per cento. Torna, quindi, nella massima assise cittadina collocandosi nuovamente all’opposizione di Melucci.
Nell’inverno dell’anno scorso, però, la sua attività politico-amministrativa rallenta. Battista deve fare i conti con un ostacolo imprevisto: un tumore. Nonostante questo, con tenace coerenza, munito di mascherina, lo scorso 2 febbraio si presenta ugualmente in aula per votare la mozione di sfiducia contro il sindaco Melucci ma, alla fine, salterà tutto per la mancanza del numero legale. E, a fatica, non diserta neppure l’appuntamento dal notaio per tentare di sciogliere in anticipo il Consiglio comunale (il dietrofront di Abbate salverà in extremis il primo cittadino).
Quella sera, erano le ore 18,15 del 19 febbraio 2024, è la sua ultima apparizione in pubblico. È l’ultima volta che con la sua inconfondibile erre moscia, appena celata dalla mascherina sistemata davanti alla bocca, lancia bordate verso il sindaco ma anche contro i principali schieramenti politici. Poi, su di lui cala un rispettoso silenzio intervallato da pessimismo e cauto ottimismo, sino alla morte avvenuta nella notte tra domenica e lunedì.