Lunedì 08 Settembre 2025 | 17:20

Bracciante indiano morto nei campi, un altro caso Singh a Laterza

 
DARIO BENEDETTO - FRANCESCO CASULA

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DARIO BENEDETTO - FRANCESCO CASULA

Indiano morto nei campi, un altro giallo a Laterza

Il datore di lavoro indagato per omicidio colposo e caporalato: «L’ho trovato svenuto». La vittima si chiamava come l'operaio deceduto a Latina

Mercoledì 10 Luglio 2024, 05:00

15:38

TARANTO - Quando è stato portato al pronto soccorso era già morto. Proprio come Satnam Singh. E proprio come per la sua morte, anche quella di Rajwinder Sidhu Singh, 38 enne anche lui indiano, deceduto il 26 maggio nelle campagne di Laterza nel Tarantino, sembra destinata a fare rumore. Ad accomunarli non è solo quel «Singh» nel nome, elemento comune a milioni di seguaci della religione Sihk, ma è principalmente il destino: quello di braccianti agricoli morti nei campi. E se il decesso di Latina ha portato in carcere il datore di lavoro di Satnam, a Taranto invece è ancora in corso una serie di accertamenti ma l’indagine conta per ora un solo indagato: si tratta dell’imprenditore agricolo Giovanni Giannico. Il numero delle persone sotto accusa tuttavia potrebbe presto aumentare.

Le accuse mosse dalla procura ionica sono di omicidio colposo e caporalato: le indagini dei carabinieri del Reparto operativo, agli ordini del tenente colonnello Francesco Marziello e del maggiore Gennaro De Gabriele, hanno portato alla luce elementi che sollevano dubbi su quanto accaduto quella domenica di maggio. I primi a formulare perplessità sono stati i medici dell’ospedale San Pio di Castellaneta. «È svenuto, ha perso conoscenza», la versione dei fatti riferita dal proprietario del fondo su cui il 38enne stava lavorando, che aveva raccontato di averlo trovato riverso nel terreno. Ma quel racconto non ha convinto il personale sanitario: troppe discrepanze su dettagli, orari di ritrovamento e lo stato in cui il corpo della vittima si presentava sotto i loro occhi. Elementi che hanno spinto i medici ad allertare immediatamente i militari dell’Arma. Di lì a poco la notizia è giunta in Procura: il procuratore Eugenia Pontassuglia e il sostituto Filomena Di Tursi hanno disposto il trasferimento della salma nell’obitorio per eseguire l’autopsia.

L’esame autoptico, però, ha richiesto un tempo incredibile: gli inquirenti hanno infatti dovuto notificare l’avviso di accertamenti tecnici irripetibili ai familiari della vittima, operazione che ha richiesto diverse settimane. Una volta portato a termine dal medico legale Liliana Innamorato, però, l’esame avrebbe offerto conferme ai dubbi degli investigatori. Bisognerà però attendere il deposito della relazione per comprendere i dettagli, secondo quanto appreso dalla Gazzetta è innanzitutto intorno all’orario del decesso che al momento ruota l’inchiesta. Gli inquirenti, infatti, credono che quel giorno qualcosa sia andato in modo diverso e ora sono alla ricerca di riscontri per valutare le eventuali responsabilità di Giannico, difeso dagli avvocati Leonardo Pugliese e Carlo Raffo. Come per la vicenda di Latina, insomma, si cerca di comprendere se i soccorsi siano stati tempestivi, ma non solo. La presenza di Rajwinder Sidhu Singh nei terreni in un giorno festivo ha sollevato interrogativi sulle condizioni di lavoro imposte al 38enne: quanto possono aver contribuito al decesso? Ed è quindi anche su questo interrogativo che ora gli inquirenti dovranno cercare risposte.

Intanto il corpo del 38enne è tornato in patria. Lo scorso 26 giugno, a distanza di un mese esatto dalla data del decesso, la famiglia del bracciante, nel frattempo arrivata in Italia, è riuscita a ottenere il nullaosta per il trasferimento in India della salma. Il corpo di Rajwinder Sidhu è stato trasferito tramite un volo partito da Fiumicino ed è poi giunto in patria il giorno seguente per i funerali e la successiva sepoltura.

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