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Appalto al cimitero di Taranto, nuovi interrogatori

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Appalto al cimitero di Taranto, nuovi interrogatori

Galeone, Alfeo e Giannini ascoltati dagli inquirenti

Mercoledì 08 Maggio 2024, 13:06

TARANTO - «Nessuna tangente, nella busta consegnata al dipendente comunale Tiziano Scialpi c’era un biglietto di ringraziamento». È quanto ha sostenuto Francesco Alfeo, l’uomo ritenuto l’amministratore di fatto della cooperativa Kratos finita al centro dell’inchiesta sull’appalto sospetto da 9 milioni di euro per i servizi cimiteriali. Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, infatti, Alfeo ha chiesto di essere interrogato dal pm Francesco Ciardo e, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Michele Rossetti, ha fornito la sua versione dei fatti negando di aver pagato una «mazzetta» al dipendente comunale che secondo l’accusa avrebbe fatto da tramite con la commissione aggiudicatrice che ha affidato alla Kratos l’appalto. Dinanzi al magistrato, Alfeo ha quindi sostenuto che nella busta consegnata a Scialpi tramite l’ex direttore del cimitero Vito Giannini, non c’era denaro come sostenuto dai poliziotti, ma semplicemente una lettera di ringraziamento.

Nella stessa giornata è stato ascoltato anche Giannini che, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Rosario Levato, ha dichiarato di non sapere cosa ci fosse all’interno della busta. Non solo. Gianni, ex dipendente comunale e per lunghi anni gestore dei servizi cimiteriali, ha inoltre sostenuto che in realtà Scialpi non aveva alcun poter all’interno della commissione: il suo ruolo di segretario si limitava alla redazione dei verbali della commissione composta dalla funzionaria Tiziana Galeone e dai dirigenti comunali Carmine Pisano e Michele Matichecchia. Questi ultimi due hanno rinunciato all’interrogatorio, mentre la Galeone è stata ascoltata nei giorni scorsi dalla Squadra mobile: accompagnata dal suo difensore, l’avvocato Salvatore Maggio, ha spiegato che il bando del 2021 si era discostato dalle direttive dell’Anac per consentire a un maggior numero di aziende di partecipare, ma le carte spiegano che in realtà in quell’anno solo tre aziende si candidarono a gestire il servizio, mentre molte di più erano quelle che presentarono un’offerta quando il bando era rigorosamente rispondente ai criteri imposti dall’anticorruzione.

Una scelta per l’accusa è la prova che si è trattato di una gara fatta su misura per consentire alla Kratos di aggiudicarsi il servizio. L’inchiesta «Golden System» conta complessivamente 14 indagati e, per gli inquirenti, ha portato alla luce, non solo la anomalie nell’affidamento della gara, ma anche una vera e propria attività intimidatoria dei necrofori: grazie alla vicinanza con esponenti di spicco della criminalità tarantina, il gruppo guidato da Giuseppe Cristello, avrebbe trasformato il cimitero San Brunone di Taranto in una «cosa loro». Una «parassitaria attività criminale» che imponeva il pizzo ai parenti dei defunti, ma anche alle imprese funebri, ai fiorai e ai marmisti. Tutti devono rispondere di associazione a delinquere per aver creato «clima di intimidazione costante» attraverso incendi, furti, danneggiamenti e anche aggressioni fisiche. Ma non solo: al gruppo vengono contestate anche estorsioni continuate, peculati, truffe, appropriazioni indebite, violenze e minacce. Qualunque attività compiuta nel cimitero doveva prevedere anche il «caffè» per i necrofori che oltre allo stipendio portavano così a casa circa 75 euro in media al giorno.

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