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«Da Acciaierie d’Italia nessuna collaborazione». E Confindustria alza il tiro

 
maristella massari

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maristella massari

«Da Acciaierie d’Italia nessuna collaborazione». E Confindustria alza il tiro

Industriali in allarme alla vigilia dell’apertura della procedura di amministrazione controllata dell’ex Ilva di Taranto. Sale la tensione

Sabato 10 Febbraio 2024, 11:24

BARI - Nessuna collaborazione nella trasmissione di documentazioni che il management aziendale starebbe adottando proprio nella delicatissima fase che precede l’apertura della procedura di amministrazione controllata dell’ex Ilva di Taranto. È l’accusa lanciata da Confindustria nei confronti di Acciaierie d’Italia. Per il presidente degli industriali di Taranto, Salvatore Toma, «è una corsa contro il tempo quella che nelle ultime settimane ci vede impegnati come Confindustria nella definizione del percorso più utile per traguardare l’emergenza delle aziende dell’indotto». Toma intrattiene interlocuzioni quotidiane con il Mimit e Medio Credito Centrale proprio per tentare tutte le strade possibili prima dell’avvio della procedura di amministrazione straordinaria. Confindustria, in particolare, esprime «forti preoccupazioni in merito alla mancanza di collaborazione del management aziendale in questa fase».

«Se questo approccio fosse confermato - sottolinea il presidente Toma - costituirebbe un chiaro segnale di ostruzionismo gravissimo proprio ai fini della tutela delle aziende creditrici. Diamo atto al Governo del forte impegno profuso in questo momento così critico e auspichiamo in un clima di maggiore collaborazione».

Immediata è arrivata la secca replica di Acciaierie d’Italia. «Non è pervenuta alcuna richiesta di documentazione né da parte di Sace, né da parte di altri soggetti». Poi in serata l’aggiornamento: «Acciaierie d’Italia informa di aver ricevuto solo nella mattinata di oggi 9 febbraio la richiesta di documentazione da parte di Sace, alla quale darà celermente seguito».

Da Confindustria nazionale, intanto, rileva la confederazione tarantina, «arrivano chiare le affermazioni - rese nel corso dell’audizione parlamentare - del presidente Carlo Bonomi. Occorre tutelare un pezzo importante dell’economia del Mezzogiorno e inserirlo in una visione chiara sulla politica industriale e sulla competitività del Paese».

Per Toma «il primo tema da affrontare riguarda la decarbonizzazione e la sostenibilità ambientale della produzione di acciaio a Taranto. Le soluzioni tecnologiche non mancano, occorre decidere e investire». Gli industriali di terra jonica, inoltre, nel riconoscere al Governo «misure contenute nel decreto che vanno nella giusta direzione», hanno avanzato alcune osservazioni tese a precisare gli strumenti da adottare e la loro applicazione: le stesse ribadite da Confindustria Taranto, in un incontro tecnico tenuto nei giorni scorsi in Camera di Commercio e volto proprio a stabilire le priorità da portare all’attenzione del Governo.

Intanto, fondamentale, sottolinea Confindustria Taranto rimane la definizione di “aziende dell’indotto”, questione già posta, fra le altre, dal Presidente Toma in fase di audizione alla Commissione industria del Senato e che dovrà obbligatoriamente contemplare in sé le piccole, medie e grandi aziende, tutte a vario titolo coinvolte nella filiera dell’acciaio, indipendentemente dai comparti serviti (area a freddo o a caldo, impianti strategici e non). Come seconda istanza, in riferimento all’art.1 del DL 4/2024, , sono stati sottolineati i ristretti margini entro i quali andrebbero a identificarsi le aziende fornitrici per l’accesso alla garanzia del Fondo (di cui al decreto del 30 giugno 2023), che prevedono infatti quali beneficiarie dello stesso solo le imprese che abbiano prodotto negli ultimi due esercizi oltre il 50% del fatturato riferito al lavoro svolto nello stabilimento siderurgico. Un limite ritenuto da Confindustria «eccessivamente ampio nella cui forbice rientrerebbero pochissime aziende, anche alla luce dei processi di diversificazione portati avanti negli ultimi anni dalle stesse proprio per affrancarsi dalla monocultura dell’acciaio».

Terza istanza e ultima, «la prededucibilità prevista solo per quelle aziende che hanno assicurato la continuità produttiva “resa senza soluzione di continuità” di cui all’art. 2 del decreto legge, che creerebbe, anche in questo caso, una ulteriore strettoia per quelle imprese che, non volontariamente ma a causa di assenza di liquidità, non hanno potuto assicurare le loro prestazioni nelle condizioni previste. Come quarta e ultima istanza, non meno importante ma conseguenziale alle precedenti, Confindustria Taranto ha posto l’accento sulla possibilità per le aziende, più volte richiamata anche in sede di audizione, di poter accedere alla cessione dei crediti “pro soluto” (con garanzia Sace) a Medio Credito Centrale o ad altri istituti bancari. Una opportunità che, pur costituendo oggetto di discussione quale possibile exit strategy per le aziende creditrici (anche in forza del comma 2 dell’Art.3, che stabilisce la non revocabilità dei crediti riscossi nei tempi antecedenti alla procedura ), non viene di fatto esplicitata, né accennata, in alcun passaggio del decreto».

Confindustria ha anche chiesto di istituire un tavolo permanente fra tutti gli attori territoriali «per monitorare i processi di sviluppo della vicenda ex Ilva e poter condividere prospettive di politica industriale, ambientale e quindi di rilancio socio-economico dell’intera comunità jonica, le cui sorti passano da sempre anche attraverso quelle dello stabilimento siderurgico».

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