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Fiumi di droga per la movida estiva del Tarantino: la Procura chiede dieci condanne

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Fiumi di droga per la movida estiva del Tarantino: la Procura chiede dieci condanne

L'inchiesta antidroga dei carabinieri di Castellaneta ha smantellato due gruppi che gestivano lo spaccio di stupefacenti nel comune del versante occidentale della provincia e in zone limitrofe del territorio

Sabato 13 Gennaio 2024, 13:16

TARANTO - Sono 10 le richieste di condanna presentate dal pubblico ministero Vittoria Petronella nei confronti di altrettanti imputati che hanno scelto il rito abbreviato dopo il coinvolgimento nell’inchiesta antidroga dei carabinieri di Castellaneta che ha smantellato due gruppi che gestivano lo spaccio di stupefacenti nel comune del versante occidentale della provincia di Taranto e in zone limitrofe del territorio.

Il magistrato inquirente, al termine della sua requisitoria ha chiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi per Manuel Boccuni, Marco Carpignano, a 8 anni per Gianvito Bruno ed Emanuele Alfredo Margiotta, a 6 anni per Vitania Guarino, Michelangelo Laera, Ivan Villani e Luigi Nicola Rossi, a 4 anni e 8 mesi per Antonio Caragnano 4 anni e infine a 2 anni per Simone Cassano.

Al centro dell’inchiesta c’era il 37enne Villani di Castellaneta che secondo l’accusa aveva «organizzato, in posizione di tendenziale esclusiva sul territorio, una fitta attività di cessione di sostanze stupefacenti, sia hashish che cocaina»: un ruolo di assoluto predominio secondo gli investigatori coordinati dal pm Petronella, al punto che alcuni imputati si riferivano a lui come «il direttore». In posizione contrapposta rispetto a Villani, gli inquirenti hanno individuato la figura di Michelangelo Laera, 31enne di Castellaneta anch’egli finito in cella. Tra i due sono stati infatti registrati contatti sulla gestione dei confini nell’attività di spaccio sul territorio e interventi per risolvere tensioni e scontri tra i due gruppi. Come l’aggressione ai danni di un minorenne, sorpreso a spacciare nel territorio del gruppo avversario: fu Laera, secondo quanto ricostruito dai militari dell’Arma a vendicare il gesto recandosi a Palagianello e addirittura legando mani e piedi l’indagato Antonio Caragnano, ritenuto autore dello sgarro, e trascinandolo per metri sull'asfalto.

Nelle 150 pagine dell’ordinanza si legge inoltre il racconto di un imputato alla Guarino: «due tipi di Palagianello, che hanno alzato le mani (omissis): gliel'ho detto ad altri due cristiani di Palagianello, stamattina mi sono venuti a prendere alle cinque e mezza e siamo andati sul posto e gli abbiamo fatto passare un bel… un quarto d’ora è stato pure poco: Vità – aggiunge – gli hanno legato... gli hanno legato le gambe e gli hanno fatto fare venti metri strisciando strisciando».

Da quanto scoperto dai carabinieri, gli imputati, rifornendosi dalle piazze di Taranto e Bari, avevano creato una redditizia rete di spaccio di cocaina e hashish, nella zona di Castellaneta, anche grazie alla presenza di locali notturni, che ogni anno, soprattutto di estate, richiamano tantissimi ragazzi provenienti da tutta la Puglia. Lo spaccio avveniva in strada, grazie alla presenza di giovani pusher, ed anche in un appartamento. Gli acquirenti, tramite social, concordavano quantità e prezzo e poi ritiravano la droga ben nascosta sotto uno zerbino dove veniva lasciato denaro.

Nelle prossime udienze la parola passerà ai difensori tra i quali Gaetano Vitale, Salvatore Maggio, Maria Terrusi, Pietro Putignano e Francesco Paolo Garzone e poi emessa la sentenza.

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