TARANTO - «Credo fermamente che a Taranto questo vecchio mostro d’acciaio vada chiuso, preservando il lavoro attraverso un netto e chiaro cambio di passo industriale». A prendere posizione è l’europarlamentare tarantina dei Verdi Europei Rosa D’Amato (ex Movimento Cinque Stelle), che esprime «solidarietà piena ai lavoratori» che hanno manifestato nei giorni scorsi a Roma. «Solidarietà - aggiunge - alla quale però non allego sogni e speranze. Essere dalla parte dei lavoratori significa, però, dire la verità sino in fondo. Una verità che in tanti conoscono ma che in pochi hanno il coraggio politico di sostenere».
Qualche giorno fa è stato il presidente di Acciaierie d’Italia holding Franco Bernabè ad illustrare alla Commissione Attività Produttive della Camera la grave situazione finanziaria dell’azienda che rischia il blocco della fornitura di gas.
Secondo l’eurodeputata «la vertenza ex Ilva è soprattutto questo: una sfiancante sequenza di pareri contrastanti sul futuro di migliaia di famiglie tarantine, pugliesi, lucane e calabresi che gravitano dentro e fuori la produzione diretta e indiretta nello stabilimento tarantino. Impianto che, spegnendosi lentamente, rischia di lasciare sparsi pesantissimi detriti ambientali e sociali».
L’Ilva, ribadisce D’Amato, «va chiusa e questo non significa chiudere la porta ai suoi dipendenti e a quelli dell’indotto. Anzi, amministratori e governanti lungimiranti dovrebbero mostrarsi realmente capaci di proporre percorsi fattibili, sostenibili e ad alto tasso di occupabilità a garanzia quantomeno degli attuali assetti lavorativi. Le proposte sono in campo da tempo: basta leggerle o ascoltarle». È necessaria, incalza l’esponente dei Verdi Europei, «una virata che non potrà prescindere dalle bonifiche dei territori aziendali e del vastissimo circondario ionico contaminato dal 1960 ad oggi». «La famigerata decarbonizzazione (significa «senza carbone») - attacca D’Amato - non esiste così come viene sbandierata da troppo tempo e da troppi esponenti politici e istituzionali. Non esiste la possibilità di «ambientalizzare» producendo acciaio con l’utilizzo del gas. Perché il gas è un fossile e contiene carbonio. Dunque, decarbonizzare utilizzando ciò che invece si dichiara di voler eliminare è un controsenso». L’europarlamentare osserva che è «inutile e fuorviante, di conseguenza, pavoneggiarsi a tutori dell’ambiente della salute barattando un fossile inquinante per un altro. Decarbonizzare significa invece rinunciare al fossile, utilizzando l’idrogeno. In Svezia lo scorso mese ho visto di persona cosa significhi fare acciaio (ciclo ex novo o ciclo riconvertito) con l’utilizzo di idrogeno ed elettricità: in totale assenza di fonti fossili». Un traguardo «eccezionale sul quale - fa notare D’Amato - in Europa stanno lavorando ma la cui fattibilità, a Taranto, per varie e documentabili ragioni tecniche, è ardua e non conveniente dal punto di vista occupazionale se non con la creazione di altre attività attinenti l’utilizzo di idrogeno in chiave di transizione ecologica».