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Taranto, uccise lo zio a coltellate: la Procura chiede 24 anni di carcere

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, uccise lo zio a coltellate: la Procura chiede 24 anni di carcere

Per la difesa l’imputato va assolto perchè incapace di intendere. L'accusa: «Il 39enne ha agito per sottrarre denaro alla vittima»

Sabato 15 Luglio 2023, 13:33

TARANTO - Condanna a 24 anni di carcere. È questa la richiesta del pubblico ministero Rosalba Lopalco nei confronti di Antonio Taurino, 39enne reo confesso dell’omicidio dello zio, l’84enne Angelo Taurino, ucciso con 27 coltellate nelle prime ore del 2 febbraio 2022 nella sua casa in via San Nicolò a Maruggio.

Nella sua requisitoria, infatti, il pm Lopalco ha ricostruito la vicenda e spiegato come, per l’accusa, dal processo sia stato confermato che il 39enne abbia agito per sottrarre denaro alla vittima approfittando della sua condizione di “minorata difesa” relativa all'età dell’ultraottantenne. Per l’accusa, quel delitto è stato il frutto di un lucido disegno criminoso perpetrato dal Taurino, esclusivamente, per sottrarre alla vittima somme di denaro: quella notte, anche a causa di crisi di astinenza da cocaina e la necessità di trovare denaro per pagare presunti debiti, lo avrebbero portato per quattro volte a casa di «zio Nino» e nell’ultima visita sarebbe scattata la follia omicida.

Qualche giorno dopo l’arresto dei carabinieri e il trasferimento in carcere, Antonio Taurino ha confessato il delitto e ha fornito una serie di informazioni che hanno permesso agli inquirenti di chiudere velocemente il cerchio sulla vicenda. Per l’avvocato Paolo Martino Rosato, che assiste l’imputato fin dal suo arresto, però, quell’azione va inquadrata più che comprenda il grave disagio che il 39enne viveva in quel periodo: la tossicodipendenza innanzitutto, ma anche le umiliazioni e vessazioni subite da altri soggetti della zona che lo avrebbero più volte picchiato per estorcergli denaro.

L’avvocato Rosato, che ha chiesto l’assoluzione e in subordine il minimo della pena, ha evidenziato come dalle sue dichiarazioni i carabinieri siano riusciti a sgominare una banda che gestiva diversi traffici illeciti da Maruggio fino a Sava e Lizzano. Non solo. In carcere Taurino avrebbe tentato per ben tre volte di togliersi la vita e ha ricordato come il perito, lo psichiatra Bruno Tripaldelli, abbia chiaramente confermato che «al momento del fatto era vittima di un rilevante disagio sociale rispetto agli altri, contraddistinto da importanti patologie dal punto di vista fisico che, associate al forte stato di sudditanza e oppressione da parte di chi lo vessava e lo stato di tossicodipendenza, hanno creato un deterioramento della personalità generando una condizione di psicopatologia di grave compromissione dello psichismo tale da annientare la capacità di contenimento».

Insomma il 39enne, come ha ribadito l’avvocato Rosato, «ha sì commesso questo delitto, ma non è quella persona spietata che traspare dalla sola lettura del capo d’imputazione»: secondo quanto testimoniato in aula anche dalle forze dell’ordine è stato descritto come «una persona sommessa e pacata», ma con una capacità di intendere e di volere al momento della commissione del fatto particolarmente affievolita.

Al termine delle discussioni, la Corte d’assise, presieduta dal giudice Giuseppe Licci e a latere Loredana Galasso, ha fissato una prossima udienza per le eventuali repliche delle parti e poi l’avvio della camera di consiglio per l’emissione della sentenza.

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