Sabato 06 Settembre 2025 | 15:59

Taranto, tre condanne e un'assoluzione per abusi sui 4 figli minori

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Pena ridotta alla madre, carcere anche per il compagno e un amico. La storia risale a marzo 2019; in tre furono arrestati dalla Squadra mobile di Taranto e le indagini portarono alla luce una infima storia di violenza e abbandono nei confronti dei minori

Venerdì 26 Maggio 2023, 13:26

23 Luglio 2024, 17:27

TARANTO - Tre condanne ridotte e una assoluzione. Si è chiuso così il secondo grado di giudizio nei confronti di una madre, del suo convivente e di una coppia di amici, tutti accusati di violenza sessuale nei confronti dei quattro figli della donna, all'epoca dei fatti minorenni. Nelle scorse settimane i giudici della Corte d'appello di Taranto hanno depositato le motivazioni della sentenza. La donna è stata condannata a 13 anni e 4 mesi: una pena decisamente più leggera rispetto ai 15 anni del primo grado. Anche per il compagno, la pena è scesa da 17 a 11 anni e 7 mesi e infine per un amico della coppia l'avvocato difensore Marilena Monaco è riuscita a ottenere uno sconto di pena da 14 a 9 anni e 6 mesi. È stato invece assolto da tutte le accuse una secondo amico della coppia: inizialmente, accusato anche lui di aver preso parte a quelle violenze, era stato condannato in primo grado a 13 anni e 8 mesi, ma il suo difensore l'avvocato Domenico Bavaro ha dimostrato al completa estraneità dell'uomo alla vicenda ottenendo un'assoluzione con formula piena.

La storia balzò agli onori della cronaca a marzo 2019 quando in tre furono arrestati dalla Squadra mobile di Taranto: le indagini portarono alla luce una infima storia di violenza e abbandono nei confronti dei minori che dopo le molestie, che gli imputati avrebbero anche filmato, erano stati abbandonati per ore in un casolare di campagna in disuso tra cavalli, mucche e cani. Dopo la sentenza di primo grado, anche la corte d'appello ha sostanzialmente confermato il quadro ricostruito dal pubblico ministero Francesco Ciardo. I giudici di secondo grado hanno assolto gli imputati da alcuni capi d'accusa applicando così lo sconto di pena.

I minori, con disabilità intellettive che all’epoca dei fatti avevano meno di dieci anni, secondo quanto ricostruito dai poliziotti, mangiavano patatine, popcorn e bibite gassate e a volte ricevevano delle caramelle per “dimenticare quello che avevano fatto”. A quegli squallidi incontri partecipava anche la madre dei bambini: dalle carte delle inchieste che l’hanno portata in carcere insieme al suo compagno e un terzo uomo, è emerso che era proprio lei a fotografare i figli durante quei momenti di violenza commessi dal compagno o dal terzo imputato. L’incubo è finito grazie alle denunce di un assistente sociale. Qualche anno fa, infatti, i bambini erano stati sottratti alla madre e consegnati a famiglie affidatarie che hanno raccolto le confidenze ricevute da due minori che hanno descritto quelle violenze. Il primo campanello d’allarme, però, era giunto dalla lettura dei comportamenti: un’inclinazione alla sessualità insolita alla loro età. Le famiglie, quindi, hanno svelato tutto all’assistente sociale dando il via all'inchiesta.

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