TARANTO - «La nazionalizzazione è una soluzione illusoria. Il più grande polo siderurgico d’Europa ha bisogno di competenze e di un soggetto privato per poter lavorare. La scommessa con ArcelorMittal non ha funzionato, ma lo Stato oggi è già presente nel capitale. Abbiamo quindi suggerito al ministro Urso che bisogna riequilibrare l’alleanza operativa in Acciaierie d’Italia, partendo dal giusto concetto che chi mette i soldi comanda». Per il leader della Fim Cisl Roberto Benaglia è tempo per il governo di riprendere in mano il dossier e rinegoziare il rapporto con ArcelorMittal. Domani è in programma la prima giornata di mobilitazione annunciata dalle organizzazioni sindacali con sciopero in tutti i siti del gruppo. Nello stabilimento siderurgico di Taranto 24 ore di stop sui tre turni, corteo dalla portineria tubificio al palazzo che ospita gli uffici della direzione e sit-in alle portinerie.
Benaglia, dieci anni dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo la situazione dell’ex Ilva è tornata esplosiva. Perché?
«Questo - dichiara alla Gazzetta il segretario nazionale della Fim - è un tempo molto critico e cupo per il Siderurgico, soprattutto a Taranto ma non solo. Siamo al minimo produttivo storico, la gestione del sito è al degrado, mai ci saremmo aspettati di vedere una azienda che sbatte la porta in faccia a 145 imprese di appalto senza concordarlo con nessuno. Non possiamo e non vogliamo assistere all’agonia della fabbrica, stiamo rischiando di far sprofondare Taranto in una crisi sociale e occupazionale gravissima. È per questo che torniamo a mobilitarci. La crisi non è una condanna storica inevitabile, è frutto di una serie di errori dei Governi precedenti e di speculazione dei privati. Questo è il momento di girare pagina e di costruire le soluzioni per far riprendere lavoro e investimenti»...