TARANTO - «Entro martedì mattina, nascerà il bambino o, come scrivete voi giornalisti, ci sarà la fumata bianca. Vedrete, troveremo la quadratura del cerchio». Non tutti nel centrosinistra, a dire il vero, hanno l’ottimismo del sindaco di Statte, Francesco Andrioli, ma di certo entro le prossime 48 ore il quadro sarà inevitabilmente più chiaro. Eppure, anche l’ultima riunione dei sindaci dell’area progressista (Pd, M5S, Con, civici), l’altro ieri sera, si è conclusa con il terzo nulla di fatto consecutivo. O meglio, sul tavolo restano i nomi del sindaco di Grottaglie, Ciro D’Alò e di quello di Taranto, Rinaldo Melucci. Che, oltre ad avere già incassato il sostegno di diversi suoi colleghi, parte (o meglio, partirebbe) con un oggettivo vantaggio.
Il sistema elettorale di secondo livello (votano solo i primi cittadini e i consiglieri comunali di tutti i centri del territorio tranne Pulsano e Roccaforzata commissariati) si regge sul cosiddetto voto ponderato. In altre parole, le preferenze che finiranno nell’urna il prossimo 18 settembre non saranno tutte uguali. Avranno un peso specifico maggiore quelle espresse dai rappresentanti dei comuni più popolosi. E, dunque, la scheda viola quella assegnata a chi siede nel Consiglio comunale di Taranto, valendo 1.050 punti, conta molto di più delle altre. Per questo, Melucci è in vantaggio. Ma non si tratta solo di algebra. In favore del sindaco di Taranto, ci sono altri elementi politici. Quali? L’esponente del Pd, in caso di sua elezione al quarto piano di Palazzo del Governo, colmerebbe la lacuna presente da sette mesi ovvero da quando nella massima assise provinciale, a causa dello scioglimento anticipato del Comune, non c’è alcun consigliere tarantino. E poi, è innegabile che la recente rielezione del sindaco di Taranto con oltre il 60 per cento dei voti gli abbia dato più peso, politico appunto, proprio partendo dall’area del centrosinistra.
Detto questo, pur partendo da una posizione di forza, Melucci dopo la terza fumata nera cerca ancora l’unità. Vuole evitare la sfida fratricida e per questo non è del tutto da escludere che potrebbe anche non presentarsi nel caso in cui il centrosinistra si dividesse. In questo scenario, ci sarebbe una sfida tra lo stesso D’Alò e il vicepresidente della Provincia nonché sindaco di Maruggio, Alfredo Longo. Che, muovendosi da una posizione più defilata, potrebbe poi sfruttare i voti in libera uscita dal campo progressista nel caso in cui si consumasse lo «strappo». Tanto per essere chiari, in questo scenario, è (molto) difficile che la maggioranza al Consiglio comunale di Taranto (21 seggi) voti compatta per il sindaco di Grottaglie.
In realtà, quella appena descritta è una subordinata. La coordinata vede il sindaco di Taranto candidato alla presidenza della Provincia. Bisognerà solo capire, ma lo si saprà tra le fatidiche 48 ore, se sarà in lizza comunque o se lo farà, invece, solo nel caso in cui anche D’Alò (dopo il sindaco di Massafra, Fabrizio Quarto) faccia un passo indietro. Tirando la classica riga sul foglio bianco, alla fine, sulla scheda che il 18 settembre verrà consegnata a sindaci e consiglieri dei comuni ionici possono verificarsi tre opzioni: due candidati alla presidenza (Melucci e Longo oppure D’Alò e Longo) o tre in corsa per guidare l’Amministrazione provinciale (Melucci, D’Alò e Longo). Chissà se davvero entro domani sera ci sarà la fumata bianca o, per dirla con Andrioli, se nascerà il... bambino.