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Ex Ilva, mancato accordo su Cigs: «Troppe incognite»

 
Redazione online

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Qual è il piano B per Taranto? Le aziende dell'indotto incalzano il Governo

Lo sottolinea l’Ugl Metalmeccanici: vano l’incontro al Ministero del Lavoro

Martedì 29 Marzo 2022, 10:37

18:39

«Acciaierie d’Italia ha prospettato il reintegro dei lavoratori da collocare in Cigs non al raggiungimento di 6 milioni di tonnellate di produzione bensì di volumi produttivi pari a 8 milioni di tonnellate l’anno, quindi al completamento della prevista riorganizzazione che presumibilmente si realizzerebbe nel 2025. Le troppe incognite nel modo e soprattutto nei tempi di gestione e realizzazione del piano industriale, non del tutto noto alle organizzazioni sindacali, hanno reso vano l’incontro al Ministero del Lavoro». Lo sottolinea l’Ugl Metalmeccanici commentando il mancato accordo sulla procedura di cassa integrazione straordinaria attivata da Acciaierie d’Italia. Riaffiorano «i dubbi - aggiunge l'organizzazione sindacale - e le paure di un’intera forza lavoro, ormai stremata e sfiduciata dal modus operandi di Acciaierie d’Italia. Ribadiamo, a gran voce, che per noi è ancora efficace l’accordo del settembre 2018, che ogni lavoratore ha la sua dignità che da troppo tempo è ignorata. Si tratta della forza-lavoro che ha permesso all’acciaieria tarantina di essere un fiore all’occhiello della filiera siderurgica». All’incontro di ieri al Ministero del Lavoro la Ugl Metalmeccanici era rappresentata dal vice segretario nazionale con delega alla siderurgia, Daniele Francescangeli, dal segretario territoriale Alessandro Calabrese, dal delegato Rsu Alessandro Dipino e dalla coordinatrice territoriale di Taranto, Concetta Di Ponzio. «Chiediamo garanzie per tutti i lavoratori in forza - conclude il sindacato - e soprattutto non dimentichiamo i colleghi rimasti con Ilva in As che hanno pari diritti da rivendicare».

«E' stata un’occasione persa il confronto con l’azienda per limitare il ricorso alla cassa integrazione». Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, commentando l’esito dell’incontro al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie d’Italia. «La domanda di acciaio - ha aggiunto Sbarra a margine del XIX congresso regionale della Cisl Valle d’Aosta - è in aumento e questa è la ragione per la quale avevamo chiesto di aprire una seria riflessione per discutere di piano industriale, di rilancio della capacità produttiva, di salvaguardia dei posti di lavoro. Il ricorso agli ammortizzatori sociali è sbagliato perché tra le tante negatività colpisce e indebolisce il reddito dei lavoratori. Non servono le decisioni unilaterali: bisogna invece avviare una stagione, una fase nuova di confronto, che metta al centro il principio della responsabilità sociale delle imprese e la valorizzazione delle relazioni industriali».

SOS APPALTO - E’ critica la situazione di «centinaia di piccole e medie imprese del territorio ionico, prevalentemente mono committenti collegate ad Acciaierie d’Italia. Le aziende d’appalto continuano a permanere in uno stato di totale e forzato immobilismo perché a un proporzionale e crescente incremento di volumi produttivi, gli interventi manutentivi non solo di carattere ordinario ma anche straordinario, vengono clamorosamente trascurati e posti in secondo piano. Il tutto a discapito della necessità e dell’urgenza di intervento impiantistico, nonché della sicurezza dei lavoratori». A sostenerlo è il segretario Appalto e Territorio della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Pietro Cantoro, per il quale tale «condizione non solo di fatto determina situazioni estremamente critiche sotto il profilo di esposizioni al rischio tenuta impianto, ma di rimando, collassa interi comparti delle aziende d’appalto che sono costrette inevitabilmente ad aprire procedure di cassa integrazione o addirittura a chiudere».
La situazione «risulta ulteriormente aggravata - attacca Cantoro - dalla cronica difficoltà finanziaria, causata dalle dilatate e arbitrarie tempistiche di pagamento della committente Acciaierie d’Italia e dal crescente disequilibrio strutturale legato ai ritardi nei pagamenti, causativo, tra l’altro, dell’accumulo di crescenti ritardi nei pagamenti delle competenze dei dipendenti della società e di crescenti difficoltà di pagamento di fornitori e approvvigionamento delle materie prime». Per evitare «il baratro, a fronte - conclude il segretario Fim - del disastroso e drammatico contesto posto in essere, auspichiamo un definitivo cambio di passo che vada nella direzione di smorzare le grandi tensioni sotto il profilo economico e sociale scaricate sulla collettività». 

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