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Taranto, Arcuri su ex Ilva: Invitalia è pronta a entrare. L'arcivescovo: preoccupano i ritardi

 
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Attesa per ok Ministeri sui 400 milioni. Giorgetti convoca i sindacati venerdì.

Martedì 23 Marzo 2021, 18:59

Invitalia è pronta ad investire in Aminvestco, gestire l’ex Ilva di Taranto, e respinge le accuse di inadempimento dell’accordo avanzate da Arcelor Mittal. L'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, in una lettera inviata alla multinazionale, vuole fare chiarezza dopo "l'esplicita accusa di inadempimento» e spiega che per l’aumento di capitale da 400 milioni di euro per rilevare la quota di Aminvestco «è in attesa» dell’ok dei ministeri competenti e conferma: «il Governo si sta attivamente adoperando, per far sì che, nel più breve tempo possibile», anche prima della decisione del Consiglio di Stato che pende sullo stabilimento di Taranto, "possano essere autorizzate la sottoscrizione e la integrale liberazione del primo aumento di capitale».

Il 20 marzo scorso, infatti, ArcelorMittal aveva fatto pressione su Invitalia contestando il mancato versamento dei 400 milioni pattuiti nell’accordo di partnership del 10 dicembre scorso e annunciando una «riduzione dei livelli di produzione e un rallentamento temporaneo dei piani di investimento», fino a quando l’Agenzia non avesse adempiuto agli impegni presi. Invitalia, ha ricordato la multinazionale, avrebbe dovuto versare entro il 5 febbraio la somma dovuta per l’aumento di capitale, e rispettare «una serie di altre misure per sostenere gli investimenti della società».

Nella sua lettera ad Arcelor Mittal, Arcuri evidenzia che l''aumento di capitale è destinato allo scopo di «svolgere l'attività produttiva insieme ad Arcelor Mittal Italy Holding S.r.l., anche nel centrale e strategico stabilimento siderurgico di Taranto, oggetto del noto giudizio allo stato pendente dinanzi al Consiglio di Stato».

Intanto oggi a Taranto, un gruppo di imprenditori e autotrasportatori dell’indotto ex Ilva si è presentato, per il secondo giorno consecutivo, sotto la Prefettura per un sit-in promosso per cercare di ottenere risposte da parte del Governo, vista l’incertezza sulla situazione complessiva dello stabilimento. La risposta non si è fatta attendere. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha convocato i sindacati per venerdì 26 sul dossier ex Ilva. All’incontro parteciperanno Cgil, Cisl, Uil e Ugl insieme con le federazioni dei metalmeccanici Fiom, Fim, Uilm e Ugl metalmeccanici.

Sulla vicenda, era intervenuto anche l'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro: «Le notizie che arrivano dallo stabilimento dell’ex Ilva non sono rassicuranti. C'è un mancato rispetto da parte di Invitalia che prevedeva un versamento di 400 milioni entro il 5 febbraio, non c'è stato. Allora c'è stata la cassa integrazione per ulteriori 500 operai che si sarebbero aggiunti ai già 3700, e poi c'è lo slittamento dei lavori. Però sabato c'è stata una retromarcia in questo senso». 

«Noi come città avevamo salutato con favore l’ingresso dello Stato nell’acciaieria a garanzia dei diritti dei lavoratori, del rispetto delle prescrizioni ambientali. E siamo sempre con più forza a chiedere che si vada oltre le schermaglie reciproche e che si persegua un progetto dallo sguardo lungo», ha aggiunto il presule.

«Non si può perdere questa possibilità, che dalla tragedia della pandemia e grazie una rinnovata sensibilità europea, si mettano effettivamente a disposizione particolarmente del Sud le risorse del Recovery Fund per un green deal. Solo così è possibile che si ponga fine alla devastazione ambientale - ha continuato mons. Santoro - La situazione a Taranto deve quindi radicalmente cambiare, e io raccolgo le preoccupazioni di una città per molte ragioni stremata, per la quale anche questo tipo di comunicazione ansiogena, schizofrenica diventa motivo di ulteriore stress».

«Richiamo quindi tutti gli interlocutori in gioco a tener conto di istituzioni e forze locali per un dialogo vero e per il bene di questa terra», ha concluso.

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