TARANTO - Su richiesta della presidenza del Consiglio dei ministri, Comune di Taranto e Regione Puglia hanno rinviato la videoconferenza per la «Costituzione del Tavolo per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma per la bonifica, il risanamento ambientale, la riconversione e lo sviluppo del polo siderurgico di Taranto», che era stata programmata per questa mattina. Gli enti locali propongono due scenari alternativi al piano previsto dall’intesa che Governo e ArcelorMittal si apprestano a firmare. Il Comune di Taranto precisa che una richiesta di rinvio della videoconferenza è stata presentata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri «per ragioni organizzative e di agenda», aggiungendo che «la riunione verrà prontamente riaggiornata» non appena sarà resa nota la disponibilità della stessa presidenza.
L’invito a partecipare all’incontro in modalità telematica era stato inviato al premier, a diversi ministri (Sviluppo Economico, Infrastrutture, Economia, Ambiente, Salute, Lavoro e Politiche Sociali, Sud e Coesione Territoriale), al Prefetto di Taranto, al Commissario Straordinario per le Bonifiche, all’Ad di Invitalia, ai presidenti della Camera di Commercio di Taranto e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, ai commissari di Ilva in AS, Ispra, Istituto superiore di Sanità, Arpa Puglia, Asl, sindacati, Confindustria Taranto, Magnifico Rettore dell’Università e del Politecnico di Bari.
A quanto si è appreso, Comune e Regione ipotizzano con l'accordo di programma un primo scenario con la totale decarbonizzazione e l’introduzione di preridotto e forni elettrici e l’altro con la chiusura dell’area a caldo, ma decisamente più oneroso.
GIORNATE IMPORTANTI PER IL FUTURO DEL SIDERURGICO - Tre giornate campali per il futuro dell’ex Ilva. Tra oggi (con la riunione del tavolo per l’accordo di programma chiesto da Regione Puglia e Comune di Taranto) e dopodomani (quando è prevista la firma dell’intesa tra ArcelorMittal e Invitalia per il ritorno dello Stato nella compagine societaria che gestisce l’acciaieria jonica) si capiranno i destini del complesso aziendale appeso a un filo dal 26 luglio del 2012, quando la magistratura sequestrò gli impianti e ordinò l’arresto di proprietari e dirigenti, ipotizzando l’accusa di disastro ambientale.
Per cercare di opporsi alla firma dell’accordo e ancor di più ai contenuti dell’accordo stesso il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci hanno convocato per stamattina alle 12 una riunione in videoconferenza per la «Costituzione del Tavolo per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma per la bonifica, il risanamento ambientale, la riconversione e lo sviluppo del polo siderurgico di Taranto», che dovrà contenere la previsione di «chiusura delle lavorazioni siderurgiche a caldo dell’acciaio». L’invito è stato esteso, tra gli altri, al Presidente del Consiglio, a diversi ministri (Sviluppo Economico, Infrastrutture, Economia, Ambiente, Salute, Lavoro e Politiche Sociali, Sud e Coesione Territoriale), al Prefetto di Taranto, al Commissario Straordinario per le Bonifiche, all’arcivescovo di Taranto, all’Ad di Invitalia, ai presidenti della Camera di Commercio di Taranto e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, ai commissari di Ilva in AS, Ispra, Istituto superiore di Sanità, Arpa Puglia, Asl, organizzazioni sindacali confederali, sigle metalmeccanici, presidente Confindustria Taranto, Magnifico Rettore dell’Università e del Politecnico di Bari. La proposta ha fatto registrare la contrarietà dei sindacati, l’adesione di alcuni ambientalisti (mentre altri oggi alle 11 daranno vita a un sit-in dinanzi Palazzo di città) mentre dal Governo non sono arrivati commenti ufficiali.
«Ribadiamo, come sindacato - dice Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl - che al di là degli impegni che saranno presi nell’intesa finanziaria con l’accordo sindacale vogliamo trattare il cronoprogramma degli investimenti, della loro sostenibilità ambientale e degli impegni che permettano la piena tutela di tutta l'occupazione, compresi i lavoratori in Ilva AS, e la definizione di ammortizzatori che siano sostenibili e votati al rientro pieno delle persone al lavoro. Nel frattempo - aggiunge Benaglia - osserviamo con preoccupazione che esiste una contrapposizione tra governo da un lato, e regione e comune dall’altro che rischia di nuocere gravemente al rilancio effettivo, alimentando una dannosa confusione istituzionale. Tutti i soggetti pubblici devono a nostro avviso, cooperare in modo congiunto per affrontare e risolvere tutte le questioni produttive, ambientali e occupazionali sul tappeto senza salti nel buio. Il sindacato parteciperà al tavolo convocato da Regione Puglia e Comune di Taranto, ma per noi non è possibile pensare ad un accordo di programma che chiuda l'area a caldo, perché sappiamo vorrebbe dire chiudere tutto lo stabilimento definitivamente».
SIT-IN AMBIENTALISTI DAVANTI COMUNE - Davanti al Municipio di Taranto è in corso un sit-in di cittadini e attivisti di movimenti e associazioni ambientaliste che si sono radunati, sfidando anche il maltempo, per protestare contro l’imminente accordo tra governo e ArcelorMittal per la definizione della nuova compagine societaria e l’avvio di un piano industriale non condiviso con la città . Gli attivisti contestano anche la proposta di «accordo di programma» di Regione e Comune di Taranto che doveva essere presentata in mattinata ma è stata rinviata.
Secondo i manifestanti gli enti locali hanno volutamente adottato una comunicazione «fuorviante» perché nel primo dei due scenari previsti, ritenuto maggiormente sostenibile, intendono "spacciare per miracolosa l’improbabile decarbonizzazione degli impianti dell’area fusoria di Taranto, un progetto che, prevedendo semplicemente la sostituzione di un combustibile fossile (carbone) con un altro (metano), non fa venir meno l'area a caldo e non cancellerebbe le emissioni nocive».
I manifestanti mostrano cartelli con i quali chiedono la chiusura del Siderurgico. Attraverso un documento congiunto, cittadini e associazioni chiedono «rispetto per chi ha perso la vita a causa dell’inquinamento e un futuro diverso per i bimbi di questa terra. Quello stabilimento va fermato nella sua totalità. I miliardi che lo Stato italiano vuole investire in fantasiosi piani industriali vanno utilizzati per smantellare e bonificare la fabbrica tutta, riqualificando le attuali maestranze».