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Lizzano omofobia, mons. Santoro: «Ristabilire serenità e dialogo»

 
Redazione online

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Taranto, il vescovo invita a votare«Facciamo il nostro dovere in questatempesta di promesse inverosimili»in questa tempesta sa tempesta

L’arcivescovo interviene in merito alle polemiche per la veglia di preghiera organizzata martedì sera nella parrocchia San Nicola su richiesta di un gruppo di fedeli inoltrata al parroco don Giuseppe Zito

Giovedì 16 Luglio 2020, 20:15

TARANTO - «Così come non si brandisce l’arma della fede al contempo non si può brandire quella di qualsiasi ideologia. Ho fiducia nella comunità lizzanese perché si ristabilisca la serenità e il dialogo franco. Mi faccio io stesso promotore di un incontro fra il parroco e il sindaco perché Piazza e Chiesa a Lizzano continuino ad essere faro di accoglienza, di incontro e di crescita civile». Lo sottolinea in una nota l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro in merito alle polemiche per la veglia di preghiera organizzata martedì sera nella parrocchia San Nicola di Lizzano su richiesta di un gruppo di fedeli inoltrata al parroco don Giuseppe Zito per difendere la famiglia - come spiegato nel post sui social successivamente rimosso - «dalle insidie che la minacciano, fra cui il disegno di legge contro l’omotransfobia».

I carabinieri erano intervenuti per la protesta di alcuni cittadini nel piazzale della Chiesa e avevano iniziato a identificare i manifestanti quando si è presentata la sindaca Antonietta D’Oria che ha difeso le ragioni della contrarietà al "Rosario». Mons. Santoro esprime «rammarico» per quanto accaduto. «Desidero - aggiunge - che cresca una Chiesa che sia capace di gettare ponti per allacciare rapporti, per costruire opportunità più che ergere muri di separazione. Le persone vanno "guardate" nelle nostre comunità con gli occhi di Dio, nel pieno diritto, cioè, di ricevere, sentire e vivere da figli di Dio in un’unica famiglia dove ciascuno è simile, ma diverso, e dove la diversità di ognuno è un dono per la ricchezza della comunità».

L'arcivescovo condivide infine «la nota del 10 giugno del Card. Bassetti, presidente della CEI, che sostiene che non è necessaria una nuova legge perché esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprime ogni comportamento violento o persecutorio».

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