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Taranto, in Pediatria posti letto sempre al completo: intervista al dirigente

 
Maria Rosaria Gigante

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Maria Rosaria Gigante

ospedale di Taranto

Parla il dottor Valerio Cecinati: «Servirebbero più medici, per fare i turni ci aiutano i colleghi di Malattie Infettive»

Giovedì 25 Luglio 2019, 12:47

Venti posti letto in Pediatria più i cinque dell’Oncoematologia pediatrica: viaggia praticamente sempre a pieno regime il reparto del SS. Annunziata anche e, per alcune patologie, soprattutto in periodo estivo. Il tutto sempre all’insegna di una forte criticità che sta caratterizzando sempre più la sanità italiana, ossia la grave carenza di medici specialisti, tra cui proprio i pediatri. Ed il tutto, localmente, in qualche modo aggravato dall’ulteriore emergenza estiva, annunciata come temporanea, della chiusura delle Pediatrie degli ospedali di Castellaneta e Martina (dove, tuttavia, i pediatri sono rimasti per presidiare i punti nascita lì operativi). Una situazione, dunque, di fronte alla quale al direttore della struttura del SS. Annunziata, Valerio Cecinati, di origini baresi, pediatra ed ematologo, e alla sua intera équipe, non rimane altro da fare che attrezzarsi quotidianamente di massima disponibilità e buona volontà per rispondere ai fabbisogni della popolazione.

Dottor Cecinati, qual è al momento la vostra situazione organica?
«Abbiamo sette medici, ma ne dovremmo avere quasi il doppio. Per cui ci stiamo rimboccando le maniche. Inoltre, per fare i turni, grazie ad un intervento della nostra Direzione, ci stanno dando una mano i colleghi delle Malattie Infettive perché hanno una equipollenza con la Pediatria».

E, nel frattempo, i letti sono tutti occupati…
«Sì, certo, anche perché in periodo estivo c’è un incremento di talune patologie».

Secondo lei, quali le cause di questa carenza di pediatri? Sarà anche perché i pediatri preferiscono lavorare fuori dagli ospedali?
«Sicuramente, in questi ultimi anni, i medici più giovani scelgono di lavorare più sul territorio che in ospedale, ma loro lavorano quanto noi. E’ un approccio diverso, ma soprattutto è una scelta. Piuttosto, secondo me, l’errore più grave è nel numero chiuso a Medicina e nell’imbuto che si crea per entrare nelle scuole di specializzazione. Inoltre, manca una programmazione regionale che indichi con esattezza quanti specialisti occorreranno in prospettiva».

Sì, ma per voi pediatri, con la denatalità in atto, la situazione dovrebbe presto cambiare…
«Solo relativamente e, comunque, è nell’immediato che servono medici».

Ipotizzabili allora accordi con scuole di specializzazione per risolvere tali criticità?
«Certo, in situazioni di emergenza occorrono soluzioni di emergenza, ma soprattutto pagherei di più il personale che intende venire offrendo un elemento maggiormente attrattivo. Agli specializzandi, inoltre, consentirei di ruotare in questo ospedale, come si ruota in altri ospedali, e come già previsto dalla Regione anche se deve essere meglio attuato. E, comunque, una cosa bella sarebbe quella di far rientrare qui in Puglia, e soprattutto a Taranto, coloro che stanno facendo la specializzazione altrove. Una ricerca ed un tentativo che sto conducendo anch’io chiamando i direttori delle scuole di specializzazione ed i colleghi che conosco e con i quali ci incontriamo ogni anno nelle varie occasioni di aggiornamento».

Ci sta riuscendo?
«Sono fiducioso… e poi c’è un’altra cosa che va detta anche se non determinante, ma c’è. Ho lavorato a lungo prima al Policlinico Umberto I di Roma e poi in Ematologia nell’ospedale di Pescara e, purtroppo, devo dire che fuori arrivano notizie non belle di Taranto, spesso notizie negative come se il solo fatto di venirci a vivere equivalesse ad ammalarsi a causa dell’inquinamento».

Tornando ai posti letto, li ritiene sufficienti?
«Andrebbero sicuramente aumentati perché è un territorio che ha delle richieste importanti».

Dal vostro osservatorio, riscontrate un aumento di patologie legate ai fattori ambientali?
«Secondo gli ultimi dati dello Studio Sentieri, c’è un incremento di patologie emolinfopoietiche, cioè leucemie e linfomi nei bambini ed alcuni tipi di tumori solidi. Questo è, comunque, un territorio a cui occorre dare una risposta importante soprattutto in termini di potenziamento di personale non solo medico, ma anche infermieristico. Si consideri, inoltre, che il reparto di Oncoematologia, anche se più piccolo, ha delle patologie importanti: non solo leucemie, linfomi e tumori solidi, ma sono ricoverati anche bambini che hanno fatto il trapianto di midollo osseo. Dunque, parliamo di pazienti con una complessità assistenziale piuttosto impegnativa».

Anche lì i posti sempre occupati?
«Discretamente. In realtà, cerchiamo di trattare qui i bambini e curare alcune patologie in regime di day hospital ed ambulatoriale».

È sempre possibile qui fare diagnosi?
«Per molte patologie, sì. Ci avvaliamo, inoltre, quando e se necessario, dei centri di riferimento nazionali per talune altre patologie. Inoltre, siamo in contatto diretto con i pediatri del territorio con i quali abbiamo un ottimo rapporto».

Il messaggio è, dunque, quello di aver fiducia e rivolgersi prioritariamente al proprio pediatra…
«Assolutamente, sì.

Null’altro da aggiungere?
«Che malgrado quello che si dice, Taranto è una bella città e sono felice di lavorarci e viverci. Sono contento della scelta fatta».

A lei come l’hanno convinta?
«Era una sfida e a me piacciono le sfide. E qui ho trovato colleghi in gamba ed una direzione comunque sempre disposta ad ascoltare».

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