La toxoplasmosi è una malattia, che colpisce prevalentemente le donne gravide e i soggetti immunodepressi, causata da un parassita, il «Toxoplasma gondii». Le persone possono contrarla ingerendo cibi contaminati e può anche essere diffusa per contatto con le feci di un gatto infetto. «Il gatto è un ospite completo perché è l’unico animale in cui avvengono entrambe le fasi, mentre in tutti gli altri animali, uomo compreso, avviene solo la fase extra-intestinale», spiega il Prof. Riccardo Paolo Lia, professore associato di Parassitologia e Malattie parassitarie, Dipartimento di Medicina veterinaria, UniBa. Quando il parassita si localizza «in sede intestinale riscontriamo le oocisti che eliminate con le feci nell’ambiente esterno, maturano, quindi divengono infettanti per gli animali e l’uomo».
CICLO BIOLOGICO - Il gatto si infetta ingerendo oocisti mature presenti nel terreno e, soprattutto, organi infetti degli ospiti intermedi predati – roditori -. Il protozoo può infettare diversi animali - mammiferi e uccelli - e può trasmettersi da un animale all’altro attraverso l’alimentazione - muscoli, organi, sangue -, per via transplacentare e da oocisti mature, presenti nell’ambiente, che contaminano principalmente vegetali. Nonostante il breve periodo di eliminazione, la quantità di oocisti emessa con le feci e può raggiungere valori di alcuni milioni al giorno con conseguente forte inquinamento ambientale, poichè sono molto resistenti – anche all’azione dei più comuni disinfettanti - e possono mantenersi vitali per oltre un anno.
SINTOMI - Clinicamente, nel cane e nel gatto, ha una vasta gamma di presentazioni, che vanno da sintomi generali come febbre e dispnea a segni più specifici che coinvolgono segni neurali, respiratori, cutanei e oculari, quindi una diagnosi differenziale completa con altre malattie parassitarie costituisce un elemento importante. L’infezione congenita avviene dalla madre priva di anticorpi anti-Toxoplasma al feto. «I danni possono manifestarsi già alla nascita (gattini disvitali o con alterazioni neurologiche) o come nell’uomo, anche dopo alcuni anni con manifestazioni neurologiche (lesioni oculari e convulsioni) o determinare la morte dei gattini e aborto (che si verifica anche nella donna)», chiarisce il prof. Lia. «Nei gattini si osserva diarrea, dimagramento e astenia; mentre; nei gatti adulti si osservano febbre, anoressia, dispnea, tosse, polmonite ed ittero».
La malattia è rara nelle persone che sono in salute, mentre il rischio maggiore è per quelli con sistema immunitario indebolito - soggetti affetti da HIV/AIDS o donne in stato di gravidanza.
DIAGNOSI - Nel gatto con sospetto d’infezione intestinale si esegue la ricerca coprologica delle oocisti che «spesso è infruttuosa, poiché le oocisti sono eliminate con le feci per un periodo massimo di 15 giorni». L’osservazione da parte dell’operatore è impegnativa poiché sono estremamente piccole e devono essere differenziate da altre specie. Pertanto, le oocisti possono essere identificate mediante tecniche di biologia molecolare. I test sierologici non permettono di formulare una diagnosi di certezza.
TERAPIA -I farmaci efficaci nella terapia sono in grado di interrompere la moltiplicazione di T. gondii, ma non sono completamente efficaci per l’eliminazione del protozoo. In commercio sono disponibili degli antibiotici (clindamicina) efficaci da impiegare singolarmente o in associazione il cui costo non è eccessivo, ma devono essere prescritti dal Medico Veterinario.