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Se le maschere siamo noi In «Overcompensating» c’è la satira dell’era digitale

 
Alessandro Salvatore

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Alessandro Salvatore

Se le maschere siamo noi In «Overcompensating» c’è la satira dell’era digitale

Giovedì 15 Maggio 2025, 10:06

Sbarca da oggi in prima visione su Paramount+ la stagione uno di Overcompensating, serie che ha già fatto parlare di sé per tono irriverente, profondità inattesa e un cast che sfida ogni cliché. Distribuita in origine da Prime Video, l’opera cinematografica trova «casa» su un nuovo network, promettendo di conquistare un pubblico ancora più vasto.

Creata da Jon Rosenberg, fumettista underground e penna graffiante del webcomic omonimo, Overcompensating prende il nome proprio dalla sua creatura digitale più celebre, trasformata ora in una narrazione ibrida tra comedy, dramma esistenziale e critica sociale.

Il protagonista, Jeff Rowland (interpretato da un brillante Noah Galvin), è una figura nevrotica e disfunzionale, intrappolata in una società che premia l’apparenza e l’eccesso. La serie, ambientata in una surreale cittadina americana, è una satira pungente sull’era dell’auto-promozione e delle maschere digitali. Non si tratta di una semplice trasposizione: Overcompensating è una riflessione metanarrativa sul bisogno umano di «compensare», nel lavoro, nei rapporti o nella propria immagine pubblica.

Gli otto episodi della prima stagione, girati con uno stile visivo che ricorda il fumetto animato, alternano realismo e surrealtà, facendo eco a produzioni come BoJack Horseman o Mr. Robot, ma con una leggerezza che rende tutto più accessibile. Con dialoghi brillanti, momenti di puro nonsense e un sottotesto che affonda nella cultura «geek» e «indie» degli anni Duemila, la serie si candida a diventare fra i titoli cult del 2025. Paramount+ scommette su una narrazione che piacerà a chi cerca qualcosa di più.

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