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Il futuro di Matera si decide nei seggi

 
Mariateresa Cascino

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Mariateresa Cascino

Il futuro di Matera si decide nei seggi

Domenica 25 Maggio 2025, 09:37

AMatera si vota. E quando si vota, si conta. Oggi e domani, nella città che fu del divano, siamo invitati a uscire dalla nostra comfort zone per rotolare verso il nostro seggio elettorale. Abbiamo circa 36 ore per impugnare scheda e matita, strumenti scintillanti di bellezza civile, per esercitare il nostro unico potere: scegliere. Pulito, silenzioso, radicale, il voto è un privilegio da non dimenticare. Non solo per onorare chi ha lottato e sofferto per conquistarne il sacro santo diritto, ma per avere cura di chi siamo e chi vorremo essere, contando e partecipando attivamente. Libertà d’opinione, eguaglianza, responsabilità e maturità civile, giustizia e solidarietà verso le future generazioni, chi si astiene dall’esercitare il diritto, dovere e piacere democratico di esprimersi e scegliere, alla fine non avrà voce in capitolo e dovrà astenersi anche dal lamento, pratica tanto diffusa quanto intossicante e contro producente. In questa occasione e pure nelle altre, non deleghiamo ad altri il nostro potere. Con la nostra preferenza abbiamo la possibilità – concreta, civile, pacifica – di cambiare le cose. E se proprio non le cambia, almeno diamo fastidio a chi è abituato a non essere disturbato. Votare può essere poesia, racconta che siamo ancora coinvolti e non schiacciati dalla passività rassegnata. Entriamo così nel cuore della democrazia dalla porta principale e con il nostro potere, purché consapevoli di scegliere chi userà il potere per servire e non per comandare. Votiamo contro “l’egologia”, sempre più maschile e soffocante, il narcisismo imperante, la sciatteria e la prepotenza di stili di leadership che non generano valore. Perché il futuro – già presente in alcune realtà che innovano davvero – ha bisogno di un’altra postura: servono leader empatici, trasparenti, competenti, che capiscano la complessità del mondo in cui viviamo. Guide che sappiano ascoltare, creare spazi di fiducia, valorizzare i talenti senza temerli, e mettere al centro il bene comune. Si affermeranno sempre più leadership orizzontali, inclusive, collaborative, dove il carisma non nasce dal dominio, ma dalla coerenza tra parole e azioni. Dove il potere non è un trono da difendere, ma una responsabilità da esercitare con cura. Il voto, allora, è il nostro primo atto politico e poetico per disegnare questo orizzonte. Non sprechiamolo, scegliamo chi somiglia alle parole che dice. Usiamolo per premiare chi - secondo la nostra coscienza - il potere non lo brama, ma lo abita con sobrietà e senso del limite. Perché il potere, quando non è servizio, è solo abuso. Ma quando è consapevolezza, visione e coraggio è generativo. Esercitiamo il nostro potere di voto come una scintilla silenziosa che accende il cambiamento: piccola nelle mani, enorme nelle conseguenze. Usiamola. Prima che siano altri a farlo al posto nostro.

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