È evidente che le Forze dell’Ordine del nostro territorio, negli ultimi periodi, abbiano riversato molta attenzione sui fenomeni di criminalità organizzata e diffusa. Questo è susseguito alla fase che ha portato numerosi nomi nuovi a ricoprire incarichi apicali all’interno del mondo istituzionale che si occupa dell’applicazione delle regole di giustizia. Probabilmente anche le nuove possibilità offerte dal recente «Decreto Caivano» avranno aiutato, ma il contributo di tante nuove energie umane è da ritenersi fondamentale. Quindi: bene. Anzi: benissimo. Soprattutto perché la nuova criminalità deve essere aggredita fin nelle sue radici, che sono molto diverse di quelle di un tempo. Una volta, la volontà di arricchimento illecito si risolveva in dissipazione; ora si cerca (e si trova …) il modo di trasformare gli ingenti proventi illeciti in basi economiche per attività legali.
Ma, mentre agli imprenditori onesti il denaro costa, è poco e difficile da acquisire; agli agenti del malaffare il denaro non costa nulla, è facilmente alla loro portata e ne hanno a disposizione quanto ne vogliono, aggredendo e azzerando ogni tipo di concorrenza. Follia aspettarsi da questi trasformatori dall’illecito al lecito alcun splenetico disgusto delle proprie azioni o che un’ombra di vergogna nasca dalla consapevolezza delle preterite attività perniciose.
Le risalite dagli abissi alla virtù esistono solo nei romanzi, la realtà è cinica e brutale. Ecco perché bisogna salutare con soddisfazione la «nuova attenzione» delle Forze dell’Ordine dell’area jonica. Resta solo un fastidioso pensiero alternativo: se è così evidente questa «nuova attenzione», salta alla logica che fino a qualche settimana fa ad amministrare giustizia ci fosse gente distratta. Solo da un posto come Taranto - terra d’Archita, che San Gerolamo preferiva a Platone - può arrivare una spiegazione plausibile: come insegna Gilles Deleuze, richiamando il principio della «casella vuota» della filosofia strutturalista, le assenze sono importanti quanto le presenze.
Quindi, a Taranto, ciò che è contato fino a poco tempo fa è stata la posizione nella società, nei saperi, nei vertici imprenditoriali, negli organi di giustizia, degli elementi a disposizione. Perché contava il posto in sé. Contava quella posizione, riempire quella casella vuota della società. Quel vuoto bisognava fosse pieno. Però poi, per fortuna, è arrivata una nuova componente umana a trasformare, a condizionare il risultato. Un risultato finora distratto, perché proveniente gente distratta; ora attento, perché arriva da elementi attenti. Per quello che mi riguarda, apprezzo la nuova attenzione che viene da gente concentrata. Molto. Moltissimo. Assai. Ad essere sbadato, del resto, basto io.