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Perdere la testa nella città di Matera e dileguarsi come Sant’Eustachio

 
Mariateresa Cascino

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Mariateresa Cascino

Perdere la testa nella città di Matera e dileguarsi come Sant’Eustachio

La statua è sparita dalla scena monumentale, un evento che genera profondi pensieri, senza calcolare i possibili effetti sull’annullamento dell'esempio virtuoso del patrono

Domenica 16 Aprile 2023, 15:08

Responsabilità, saggezza, razionalità: avere la testa sulle spalle significa usarla bene. Anche perderla, ogni tanto, potrebbe avere i suoi vantaggi per seguire la propria essenza. Così, constatare che la statua di Sant’Eustachio, già acefalo Santo Patrono della città di Matera, è sparita dalla scena monumentale, genera profondi pensieri. Di esempio e di auspicio per una virtuosa condotta pubblica da parte degli eletti che, come buoni padri di famiglia lo devono imitare, il Patrono di Matera ha perso la testa da circa 15 anni. La sua potenza protettrice dall’alto del Palazzo del Sedile rappresenta la stretta relazione millenaria con i governanti della città. Senza calcolare i possibili effetti dell’annullamento del suo esempio virtuoso per gli eletti, dovuto prima alla perdita della testa poi alla sua sparizione, è meglio ricordare che per il Patrono ci sarà una grande celebrazione, in calendario il 20 maggio, festa del raccolto e data della sua conversione al Cristianesimo, in cui finalmente verrà rimesso a posto con tutta la sua testa. Ma lui è un Santo, quindi riavrà il capo sulle spalle e tornerà a vigilare sulle pubbliche virtù dopo anni di enigmatico esilio per restauro.

Invece, come si fa a rimettere la testa a posto dopo averla persa senza il rischio di smarrirsi del tutto? E come si fa a non perderla quando si detengono posizioni di potere? Oppure quando si è innamorati?

Supporto per cappelli per alcuni, rotonda per consentire ai pensieri di cambiare direzione, rivolta al cielo circondata dalle nuvole, di sicuro a testa alta è una delle posizioni migliori. Poi c’è chi la piega, chi la nasconde e chi la smarrisce per sempre, ammesso che la abbia. In amore bisogna perderla in due, altrimenti si rischia un’esecuzione, usarla insieme al cuore crea alchimie indissolubili, quando è troppo piena di pensieri soffoca sogni e immaginazione e spegne la spontaneità.
Il vero auspicio è che contenga sempre ingegno da allenare, soprattutto negli eletti che devono seguire l’esempio virtuoso del Patrono. Succede tuttavia che belle teste siano alle dipendenze di gente sciocca, che la sensibilità preziosa ed elegante sia l’avvedutezza più raffinata e derisa, che parlare di intelligenza militare è una contraddizione in termini.

Alcune volte, di fronte a quelle vuote, tocca ricordarsi che a lavare la testa al ciuccio si perde l’acqua e pure il sapone e che avere una grande cultura non significa avere una bella testa.

Mentre quella in costante apprendimento o che si adatta al cambiamento ha sempre un profilo brillante. Anche se tanta bellezza può essere accecante, sarà sempre il cervello a fare la differenza e ci rammenta che la grande intelligenza è quella che abbraccia e non discrimina, non vuole primeggiare e con un buon cuore supera tutte le teste del mondo.

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