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Quella lettera breve intensa e potente

 
Erica Mou

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Erica Mou

Quella lettera breve intensa e potente

«Yossl Rakover si rivolge a Dio» appare per la prima volta nel 1946, presentato come l’ultimo messaggio di un combattente ebreo nel ghetto di Varsavia

Domenica 29 Gennaio 2023, 12:20

«Yossl Rakover si rivolge a Dio» appare per la prima volta nel 1946, pubblicato su una rivista argentina in lingua yiddish e presentato come l’ultimo messaggio di un combattente ebreo nel ghetto di Varsavia. Il testamento di un uomo che sta per cadere insieme a un mondo che mai più sarà quello di prima. «Milioni di persone nel vasto mondo innamorate del giorno, del sole e della luce […] non hanno alcuna idea di quanta oscurità e sventura ci abbia portato il sole. Si è trasformato in uno strumento nelle mani degli scellerati che se ne sono serviti come di un riflettore per scoprire le tracce dei fuggiaschi».

Poi il vero autore si fa vivo, Zvi Kolitz, un ebreo lituano fuggito in Palestina allo scoppio della guerra, dunque una testimonianza tecnicamente falsa eppure grondante di verità.

Yossl Rakover in 43 anni di vita, la cui origine coincide con lo scoccare del Novecento, ha perso moglie, sei figli e tra poco perderà anche la propria esistenza, conoscendo solo il buio del secolo che ha trasformato Dio in un debitore.
In questi giorni il testo (edito Adelphi) sta girando in alcune scuole della regione, portato in scena dal poeta e regista Cosimo Damiano Damato e sarà replicato la sera del 1 febbraio a Trani al Palazzo delle Arti Beltrani.

«”Yossl Rakover si rivolge a Dio” è una lettera breve, intensa e potente -dichiara Damato- un’orazione, una preghiera, un graffio di bestemmia in una supplica rabbiosa e allo stesso tempo devota che trasforma il sentimento di smarrimento, dolore e pietà in una fede incrollabile. Quasi una sfida a Dio di Rakover che continua a credere in lui anche mentre l’umanità brucia insieme ai suoi figli e alla sua casa. Ma non bruciano la speranza e la carità, virtù cardinali per ogni ebreo. La scrittura di Zvi Kolitz va al di là di ogni drammaturgia o letteratura. È, come scrisse Emmanuel Levinas, un salmo moderno in cui tutti noi superstiti riconosciamo con sbalordito turbamento la nostra vita. Un testo che supera l’autore stesso. Yossl non è più un’invenzione letteraria ma è carne, lacrime, sudore, sangue, urla, preghiera».

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