Dalle nostre parti ormai scarseggiano le ricamatrici, donne del silenzio, che fino a qualche decennio fa si radunavano nella luce abbacinante filtrata da qualche finestra aperta su un paese che ignorava il loro tipo di semina affidata ad ago e filo e ne scalava una fiamma dall’invisibilità quasi involontariamente monastica che il loro fare comportava, mentre firmavano, pur restando anonime, i corredi. Se tali fate sono ormai talmente rare, possiamo ragionevolmente domandarci se ci siano ancora filatrici di inesprimibile.
Quel genere di filato che nasce in quel che Cristina Campo chiamava La Tigre Assenza (un certo Tibet della scrittura e della parola poetica) che, ecco la buona novella, non si è ancora rovinosamente estinto. Una filatrice di inesprimibile, infatti, vive e scrive in questo Salento, a Poggiardo per l’esattezza, e il suo nome è Anna Rita Merico. Musicaos ha di recente pubblicato la sua tigre quasi ventennale, Fenomenologia del silenzio che riammaglia quattro sillogi di poesie (Segnate pietre, In the process of writing, Dall’angolo bucato entra memoria, Una parola si bea, al sole, pulsando infinita) scritte dal 2004 al 2021. Sarebbe impoverente chiamare Anna Rita Merico poetessa, siamo al cospetto di una Maestra vera, un riferimento a tratti commovente e che porta in dono la penombra o l’acqua mormorante nel lucore bagnato che è il riflesso della sua parola mai dispersa o scritta a vuoto. Aprendo questo suo libro, una cartografia dello spirito, si sta come davanti al fuoco, col rispettoso silenzio che la vita esige da chi sa ancora tradurla per noi.
Penso che dovremmo tutti metterci in cammino, formando una carovana come quelle sul crinale bianco e nero di certe sequenze felliniane o quelle azioni coreografiche corali che Pina Bausch ha eternato; un passo alla volta verso questa voce a noi contemporanea, cercarne le mani, posarvi un fiore, forse una rosa in pieno inverno come nella favola oroscopica de La Bella e la Bestia, in omaggio a chi in questo tempo - che della bellezza ha paura poiché non sa leggerla - è un raro testimone della grazia che sfiora le nostre vite di continuo. Di queste poesie abbiamo bisogno. E fra queste pagine, ognuno può trovare la sua, restando in silenzio a margine di ciò che si potrebbe dirne e liberandola come questi versi che ho amato al primo ascolto: Non di enigmi si narrava/ ma di forme/ Non di enigmi si narrava/ ma di come ora/ alcuni/ bordeggiavano la viandanza.