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Vola colomba, ma avvinta come l’edera

Vola colomba, ma avvinta come l’edera

 
Erica Mou

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Erica Mou

Vola colomba, ma avvinta come l’edera

La canzone di Nilla Pizzi e il premio al teatro Bibiena di Sant’Agata Bolognese, sua città natale

Domenica 20 Novembre 2022, 11:59

Vola colomba è la prima canzone di cui ho memoria e credo di non averla mai sentita per anni da nessun’altra parte se non a casa di mia nonna. Non avevo nessuna idea di come potesse suonare su una registrazione professionale. La conoscevo solo dalla voce di mia nonna, nella sua interpretazione piena di parole mancanti nelle strofe, in cui il ritornello puó avere un numero illimitato di ripetizioni. «Prega con l’animo mestolo», cantava nonna mentre sbatteva le uova con lo zucchero. «MESTO!», replicava mio padre ridendo.

Nilla Pizzi è entrata nella mia vita sin dall’inizio, senza avere un volto e addirittura per molto tempo senza neanche avere una voce. Gliela doppiavano le persone attorno a me.

«Lo sai che i papaveri son alti alti alti e tu sei piccolina», così mi prendevano in giro in casa quando da bambina non riuscivo a raggiungere il lavandino o la mensola della cucina dove c’erano i miei biscotti preferiti.
Poi un giorno ho sentito la sua vera voce, veniva fuori da un vinile consumato con il casinò di Sanremo in copertina, l’indicazione di prezzo Lire 1000 e una scritta al centro Nilla Pizzi - La regina della canzone. Un modo elegante, eterno, sempre appassionato, di cantare.

Ieri sera a casa sua, ovvero nel teatro Bibiena di Sant’Agata Bolognese, mi hanno conferito il premio a lei intitolato, per la mia reinterpretazione de L’Edera, un brano in cui Nilla Pizzi non vince il Festival ma arriva seconda, travolta dalla grandezza di Modugno e delle sue braccia spalancate che invitano a volare cambiando le sorti della canzone italiana.

È stato un onore ricevere questo riconoscimento dopo averla cantata per anni, nascosta nei libri, intitolato persino un tour con il nome di un suo altro brano, averla sentita parte della mia storia. Le città si rianimano quando si ricordano dei grandi artisti che le hanno vissute. E da qui, dall’Emilia-Romagna, penso a quella scritta all’ingresso di Zapponeta «città di Nicola Di Bari» che mi fa sempre emozionare quando passo di lì. Perché dentro non ci vedo solo un’informazione ma un enorme grazie, per tutti i fiori che le canzoni fanno nascere.

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