Ed eccomi in giro per compere con mia moglie, mettiamo proprio in via Pretoria, tra i pochi negozi che eroicamente combattono contro la chiusura – mi appello, a proposito, alla Civica Amministrazione: ma perché non pensare a qualcosa prima che il nostro amato «salotto cittadino» non si riduca a un tetro cimitero? Chessò, riaprire qualche ufficio in uno dei tanti palazzi monumentali abbandonati, magari con un grande parcheggio, magari gratuito, per esempio in quella specie di tempio nella jungla che è l’Ariston? –, ma, tornando alle compere al centro, sempre mi capita di sostare davanti al negozio prescelto dalla mia dolce metà, e d’incontrarvi altri mariti nella mia stessa deplorevole contingenza. Ci scambiamo allora sguardi d’intesa, smorfie di rassegnazione. Il fatto è che laddove noi uomini risolviamo, pur col dovuto garbo, i nostri acquisti in poche battute, le donne parlano parlano parlano. Ed è pur arrivato il momento di farsene una ragione.
Una ricerca dell’Università del Maryland ha verificato infatti «scientificamente» che le donne pronunciano circa 20.000 parole al giorno contro le appena 7.000 dei maschi – accidenti che distacco, francamente non pensavo! –, provando a spiegarci che le nostre amate parlano di più perché è maggiore la loro area cerebrale responsabile del controllo linguistico. Con questo assestando un duro colpo al nostro orgoglio maschile dal momento che, detto in soldoni, le adorate avrebbero una zona del cervello, quella responsabile del «controllo» linguistico appunto (!), più sviluppata della nostra.
Ma non è finita lì. Un altro rapporto, già dal 2008, ci aveva svelato che le donne parlando si rilassano in quanto producono serotonina, ovvero quel neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante nella regolazione dell’umore, del sonno, dell’appetito e della sessualità, addirittura! E sarà pure ma, mentre noi mariti piantoniamo il negozio, e le guardiamo gesticolare da fuori e avviarsi verso l’uscita per poi ripensarci, una-due-tre volte, avranno pure un cervello più sviluppato ma, di sicuro, non ci sembrano poi così «rilassate».
E dalla galassia onirica in cui ci siamo proiettati per lasciare che il tempo scorra, ci appare sempre più chiaro che noi e le nostre adorate apparteniamo a pianeti diversi, come già John Gray ci aveva avvertiti nel suo best seller stellare. Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. E mentre loro parlano parlano parlano noi ci ritiriamo nel silenzio. Almeno ci proviamo.