In tempi in cui le decisioni di chi fa la Storia sembrano volerci rispedire indietro a forza di ricatti sul gas e minacce nucleari, ci punge vaghezza ritornare a quando nostri antichissimi avi bazzicavano la Puglia, del tutto inconsapevoli degli spaventosi deliri bellici con cui, incolpevoli, si sarebbero trovati a confrontare i loro discendenti.
L’Uomo di Neanderthal che abitava le nostre contrade non meno di 50mila anni fa non poteva, ovvio, nemmeno lontanamente concepire ciò che i suoi discendenti avrebbero affrontato dopo di lui. Eppure sembra donare un qualche momentaneo ristoro alla cupezza dei giorni nostri rendersi conto di vivere in luoghi battuti da tempo immemore da nostri simili, e che le nostre vicende, nobili o spregevoli che siano, si consumano su queste terre fin dalla preistora: come testimonia l’abbondante materiale archeologico riportato alla luce in tutta la regione e come soprattutto ci insegna l’insediamento neolitico presso la Masseria Marina ad Avetrana, del quale vogliamo riferire qualche dato.
Il sito storico prende il nome dalla vicina masseria di origine cinquecentesca e ospita le tracce sulla roccia di un insediamento abitativo di età neolitica, rinvenuto nel 2002 dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia in collaborazione con l’Università del Salento. L’area appartiene al Neolitico antico e ospita reperti di sepolture di individui e tracce di capanne rettangolari. Recenti studi hanno stabilito che probabilmente fu nuovamente frequentato nel II-I sec. a.C., come fattoria tardo-repubblicana, e poi di nuovo in età medio-imperiale (II-III secolo d.C.). I reperti rinvenuti sono esposti alla Mostra archeologica permanente situata nella casamatta del Complesso Fortilizio.
Lo spazio presenta la particolarità di raggruppare in uno stesso sito una zona a insediamento abitativo e una di carattere cimiteriale. Sono visibili buche nella roccia che servirono da alloggiamenti dei pali per le capanne, alle quali possono essere attribuiti i pezzi d’intonaco qui ritrovati. Nella necropoli sono state rilevate diverse sepolture. Da una di esse è stato ricavato il calco di scheletro umano conservato nel Torrione, nel centro cittadino. L’area archeologica ha restituito anche pezzi di ceramica graffita impressa, oltre che ceramiche di varie epoche romane. Numerose sono poi le aree limitrofe che raccontano del passaggio dell’uomo: la Grotta di San Martino, verso il mare, oppure la Caverna dell’erba, sempre a sud del paese, che ospitava alcune pintaderas, sorta di matrici a timbro usate dai primitivi per tatuarsi la pelle. Un esercizio della memoria, insomma, per non dimenticarci che abbiamo una storia lunga, alle spalle, e che vorremmo averne ancora tanta davanti.